sabato 30 aprile 2011

Bolsaggine

Viene inserita tra i vizi redibitori ed è una delle più frequenti malattie riscontrabili a livello dell'apparato respiratorio. Ha un decorso progressivo e, se presa ad uno stadio iniziale, può essere curata mentre in uno stadio avanzato tende a peggiorare e a cronicizzarsi. Normalmente viene messa in correlazione a situazioni ambientali sfavorevoli come per esempio una lettiera polverosa, la somministrazione di fieno di poca qualità o ammuffito, l'uso di paglia, la prevalente scuderizzazione del cavallo, scuderia con poco ricorcolo di aria, scarsa attività del cavallo, scarsa igiene, box troppo caldo o un continuo ricovero del cavallo in box dopo il lavoro quando ancora è sudato. Evitando l'esposizione agli allergeni che normalmente ne sono la causa può essere una buona prevenzione e la loro eliminazione, in caso di comparsa dei primi sintomi, risulta necessaria. La bolsaggine è anche nota con il nome di enfisema polmonare cronico ed è determinata dalla perdita di elasticità degli alveoli polmonari che non permettono così un adeguato scambio di ossigeno tra i polmoni ed il sangue. Il cavallo ne risulta dunque debilitato, con un respiro affannoso, tosse cronica ed inefficienza durante il lavoro fino a vere e proprie crisi respiratorie. Può essere presente scolo nasale di colore chiaro e le narici tendono ad essere molto dilatate nel tentativo di inalare una maggior quantità di aria. Si presenta con maggior frequenza nei cavalli adulti senza una prevalenza in un sesso o nell'altro o in una razza. Normalmente si nota un peggioramento in corrispondenza con il cambio di stagione; spesso in inverno il cavallo viene tenuto scuderizzato più a lungo, e quindi esposto maggiormente agli allergeni, dando origine a crisi più frequenti per avere poi periodi di apparente remissione. Il processo che si instaura con l'esposizione a tali allergeni è inizialmente di tipo infiammatorio a livello delle vie aeree; l'infiammazione è una risposta naturale del nostro corpo ma nei polmoni comporta un grande accumulo di globuli bianchi che producono agenti chimici che possono generare una costrizione di bronchi e bronchioli ed una conseguente produzione eccessiva di muco che va ad intasare le vie aeree. Il cavallo generalmente non presenta febbre e la diagnosi viene effettuata con una visita generale (sufficiente nei casi più gravi e molto evidenti) che può essere correlata con radiografie, endoscopia ed esami del sangue mentre in genere risultano poco utili le biopsie polmonari e i test allergici. Il primo passo, una volta stabilito che l'animale è bolso, è di cercare di migliorare al massimo le condizioni dell'ambiente in cui vive: preferire il truciolo, o altri materiali esenti da polvere, alla paglia, somministrare fieno bagnato o pellettato (meno appetibile ma più efficace in questi casi), fare in modo che il cavallo passi più tempo possibile all'aperto, installare ventole per far circolare l'aria. dopodichè è necessario attuare una terapia mirata: vengono usati corticosteroidei (i quali però presentano molti effetti collaterali se usati a lungo termine come ad esempio la laminite) e broncodilatatori (inutili però se usati da soli in quanto prima di tutto sarebbe il caso di eliminare la causa dell'infiammazione); gli antistaminici danno un risultato poco apprezzabile così come gli immunostimolanti mentre gli antibiotici vanno somministrati solo in caso vi sia un'infezione in corso. E' sconsigliato usare farmaci contro la tosse in quanto questo è l'unico modo che l'animale può avere per liberare le vie aeree ed i rimedi naturali non presentano nessuna prova scientifica riguardo la loro efficacia.  

venerdì 29 aprile 2011

Corneggio

Il termine corneggio viene spesso usato impropriamente per identificare una malattia, conosciuta sin dai tempi antichi ed inserita tra i vizi redibitori, quando in realtà sarebbe più opportuno usarlo per descriverne un sintomo. Un animale affetto produce un sibilo o rantolo tipico che può risultare più o meno forte a seconda dei casi e dello stadio della malattia e può essere accompagnato o meno da tosse. Il corneggio ha decorso progressivo: può iniziare ad essere udibile solo un lieve fischio quando il cavallo è sottoposto ad un grande sforzo per poi evolvere in uno stadio in cui è chiaramente percepibile anche quando è al piccolo trotto. La causa del fischio o rantolo è dovuta ad una parziale paralisi dei nervi della laringe, più comunemente del ricorrente di sinistra ma in qualche caso ne è affetto anche il destro o lo sono entrambe (più raro). La paralisi di una corda vocale determina il suo mancato funzionamento così che essa rimane inerte all’interno della laringe ostacolando il passaggio dell’aria e determinando, nei casi peggiori, un sensibile calo delle prestazioni atletiche del cavallo a causa della difficoltà riscontrata nell‘inalare ossigeno. Il motivo scatenante di ciò non è del tutto chiaro ma si presume vi sia una componente ereditaria (per cui gli animali affetti non vengono approvati per la riproduzione) ed una derivante dalla conformazione del cavallo (più affetti quelli che presentano un collo più lungo). Possono determinarne l’insorgenza anche infiammazioni (dovute ad esempio a sostanze iniettate non in vena), malattie infettive come l’adenite equina, la bronchite o la pleuropolmonite, l’ingestione di sostanze tossiche o essere connessa ad un trauma. Può avere come conseguenza la bolsaggine e l’unico rimedio in caso di fase cronica è di tipo chirurgico tramite il quale si procede con il fissaggio della corda vocale nella posizione che assumerebbe con il cavallo sotto sforzo. Questo impiego di nuove tecniche chirurgiche permette di evitare l’inserimento di un tracheotubo permanente, pratica con la quale veniva inserito un tubo metallico a livello di metà collo dell’animale ed egli respirava attraverso di esso comportando possibili serie conseguenze per i polmoni dal momento che l’aria non veniva riscaldata, umidificata e purificata durante il passaggio dalle fosse nasali. La chirurgia può comunque avere molti effetti collaterali ed è bene considerare i vantaggi e gli svantaggi che essa può presentare accuratamente con il veterinario poiché un cavallo preso in uno stadio precoce (identificato attraverso un endoscopio) può essere curato con terapia medica o comunque può continuare a lavorare se non sottoposto ad un addestramento pesante.

Uveite ricorrente

Rimando al post pubblicato in data 23 aprile 2011

Atassia

Anche chiamata Sindrome di Wobbler o conosciuta con i nomi di spondilolistesi, instabilità vertebrale cervicale, spondilopatia cervicale o malformazione cervicale. I sintomi tipici della malattia comprendono principalmente una incapacità di coordinamento dei movimenti degli arti, anteriori rigidi che tendono ad incrociarsi, trascinamento degli zoccoli, grandi difficoltà ad alzarsi, deficit pripriocettivi, barcollamento ed instabilità fino a possibili cadute durante il movimento. La sintomatologia è tuttavia molto variabile a seconda della progressione della malattia e della sua causa che può ricondursi ad una conseguenza di un trauma, ad una predisposizione genetica, ad una alimentazione scorretta e mal bilanciata o alla conformazione stessa dell’animale (pare infatti che i cavalli con collo più lungo manifestino la sindrome con maggior frequenza rispetto agli altri). In tutti i casi sopra descritti il risultato è comunque sempre quello di una compressione, più o mano grave, del midollo spinale con conseguente difficoltà nella trasmissione dei messaggi da inviare al cervello e di ritorno, dal cervello agli altri creando dunque i problemi di coordinazione. Tutte le razze possono essere colpiti ma si è notata una maggiore incidenza nei Quarter Horse e nei Purosangue, probabilmente dovuta al fatto che vengono messi in lavoro molto giovani, quando ancora il loro sviluppo non è completato, in correlazione con una alimentazione piuttosto spinta. Si è notata anche una prevalenza di cavalli colpiti maschi rispetto alle femmine forse da ricondursi alla differente produzione di estrogeni e testosterone. Lo schiacciamento del midollo può essere causato da una malformazione (più comune tra la 3-4, 4-5 e 5-6 vertebra), da una lesione (più comune tra 3-4 e 4-5) o ad una compressione ( di solito tra 5-6 e 6-7). Ai primi segni di mancanza di coordinamento è bene consultare un veterinario perché nei casi di identificazione e cura durante i primi stati c’è una maggior probabilità di ripresa rispetto agli altri. La sindrome di wobbler può essere confusa con altre patologie che presentano gli stessi sintomi come tumori, fratture, parassitosi o alcuni virus. La diagnosi viene effettuata innanzi tutto attraverso l’osservazione del cavallo e dei suoi movimenti girandolo alla longhina o facendolo arretrare (operazione che risulta particolarmente difficile e gli arti non si muovono per bipedi diagonali come dovrebbero ma arretra solo gli anteriori), si può poi fare una semplice prova alzando la coda del cavallo: se non notiamo alcun tipo di resistenza allora probabilmente ci sarà un danno a livello nervoso. Analisi più approfondite comportano radiografie (da farsi sotto anestesia totale e piuttosto costose) e mielografia. Una volta appurata la causa e la zona della sofferenza midollare si può scegliere tra diverse cure: una a base di medicinali oppure chirurgica ma non sempre portano ad un total miglioramento; è anche bene studiare una dieta bilanciata e un piano di esercizio adeguato.

Ballo dell'orso

Altro comportamento stereotipato da ricondursi alla eccessiva permanenza in box; si manifesta con il cavallo che muove ripetutamente la testa da un lato all’altro spesso spostando anche il peso da un anteriore all’altro causando un precoce logorio di tendini e articolazioni. È un vizio molto difficile da togliere e si può limitare permettendo al cavallo di stare all’aperto e socializzare con i suoi simili oppure con una porta del box alta con una apertura a u per permettere al cavallo di mettere fuori la testa senza però poterla muovere continuamente.

Vizi redibitori: tic d'appoggio

Sono definiti con il nome di vizi redibitori quei comportamenti stereotipati o quelle malattie che devono essere obbligatoriamente comunicate dal venditore all’acquirente. In caso contrario, i cavalli che presentino tali vizi o patologie possono essere restituiti (entro un tempo variabile a seconda delle regioni da 8 a 40 giorni). Fanno parte di tali vizi: tic d’appoggio, ballo dell’orso, oftalmia periodica o mal della luna (anche uveite ricorrente), l’atassia spinale (sindrome di Wobbler), la bolsaggine, il corneggio, la morva. I primi due sono comportamenti spesso derivati da stress che possono comportare anche delle ripercussioni a livello fisico mentre le altre sono malattie vere e proprie.
Tic d’appoggio
Il tic d’appoggio si presenta come un comportamento evidente e ripetitivo del cavallo che appoggiando gli incisivi su di una qualsiasi superficie piana (porta del box o mangiatoia per esempio) inghiotte aria arcuando il collo e con un rumore tipico. Nei casi più gravi il tic si manifesta anche in assenza di superfici sulle quali appoggiarsi. Le cause principali per le quali si manifesta si possono ricondurre a situazioni di stress causate da periodi di lunga permanenza in box, alla noia o a stress da carico di lavoro eccessivo. Può essere anche un comportamento appreso per imitazione da un cavallo vicino di box e può comportare l’insorgenza di coliche dovute alla continua ingestione di aria che causa una dilatazione addominale, disturbi digestivi e l‘erosione precoce dei denti. Il principale rimedio per i cavalli che manifestano tale vizio sta nel limitare il più possibile la permanenza in un box variando molto il lavoro e permettendogli di pascolare in un prato per buona parte, o tutta, la giornata socializzando con i suoi simili. Se ciò non fosse possibile esistono prodotti appositamente studiati (creme o liquidi) da apporre sulle superfici che vengono utilizzate per appoggiarsi e che hanno un sapore amaro che induce il cavallo a non toccare la superficie con i denti o dei collari antiticchio in diversi materiali da mettere al collo dell’animale. Questi due sistemi non sono però risolutivi in quanto limitano in parte (non sempre hanno una totale riuscita) il comportamento non andando però ad eliminarne la ragione scatenante.

giovedì 28 aprile 2011

Il gusto, l'udito ed il tatto


Il gusto
Insieme all’olfatto permette di riconoscere gli alimenti più o meno graditi e di percepire anche quali possano essere dannosi o meno. La capacità di riconoscimento delle piante tossiche purtroppo è meno affidabile nei casi di animali scuderizzati durante la maggior parte del tempo ma in linea generale il cavallo sa distinguere chiaramente tra il dolce, il salato, l’aspro e l’amaro, scegliendo anche quali alimenti consumare per primi (ad esempio in un secchio con mangime e diversi tipi di frutta e verdura vedremo che il cavallo opera una vera e propria scelta di cosa mangiare per primo e cosa invece tenere per ultimo) o rifiutandosi di mangiare se all’interno vi è qualche sostanza sgradita come ad esempio un integratore o un medicinale.
L’ udito
È un senso sicuramente molto sviluppato nel cavallo, quante volte infatti ci siamo accorti che il nostro cavallo udiva qualcosa che noi invece non avevamo sentito? I dieci muscoli presenti su ogni orecchio gli permettono di muoverlo anche indipendentemente dall’altro ruotandolo in un arco di 180° e analizzando così anche sorgenti sonore differenti. Vi sono alcune differenze tra l’udito umano e quello equino: i cavalli infatti riescono a percepire suoni ad una frequenza maggiore rispetto alle persone ma sono meno chiari quelli ad una frequenza più bassa e possono identificare quelli anche ad una grande distanza. Il cavallo ha una buona capacità di localizzare il luogo di provenienza di un rumore ma non l’esatta fonte di questo ed alcuni risultano essere particolarmente irritanti o spaventosi portandolo ad istintive reazioni di fuga. Quando un suono è particolarmente forte il cavallo arretra le orecchie schiacciandole contro la testa in modo da chiudere parzialmente il canale uditivo.
Il tatto
Il cavallo risponde in maniera diversa a seconda delle zone che vengono stimolate dandoci un’idea di come funziona la sua sensibilità cutanea: esistono infatti zone più o meno sensibili a seconda del numero di recettori presenti nell’area, dallo spessore della cute e dalla quantità di pelo presente. I diversi recettori concorrono ad esplicare funzioni differenti e si suddividono in termorecettori (atti a percepire il caldo ed il freddo), i meccano recettori (sensibili alle pressioni e vibrazioni) ed i nocirecettori (rilevano il dolore). Le zone più sensibili sono quelle attorno agli occhi, sul naso, gli arti ed i fianchi. Sul muso sono presenti le vibrisse, lunghi peli sottili che si trovano attorno alla bocca e agli occhi ed hanno una funzione importante di analisi dell’ambiente circostante e nella scelta del cibo poiché sono ricche di innervazioni ed è perciò sconsigliato tagliarle con unico fine estetico. L’operazione di grooming reciproco che i cavalli mettono in atto ci dà un’idea di come sia sensibile la cute e pare che ciò abbia un effetto rilassante dato il rilascio di endorfine durante la sua pratica.

mercoledì 27 aprile 2011

Olfatto

Nonostante non si abbiamo notizie approfondite sull'olfatto del cavallo, possiamo affermare con un certo livello di certezza che sia un senso ben sviluppato; il cavallo, tramite gli odori, è capace di riconoscere gli altri animali, le persone, determinati medicinali o cibi, oltre ad associare certi odori con situazioni piacevoli o molto pericolose (ciò può portare a reazioni di paura e nervosismo anche pericolose, ad esempio quando sentono l'odore di bruciato). I cavalli si annusano tra di loro per conoscersi e riconoscersi e, quindi, socializzare. Quando i cavalli sbuffano lo fanno per liberare le cavità nasali e rendere la mucosa olfattiva più sensibile nei confronti dei nuovi odori che possono inalare. La manifestazione più palese che possiamo osservare in un cavallo del senso dell'olfatto è quando questi allunga il collo, alza la testa ed arriccia il labbro superiore chiudendo le narici e mostrando i denti incisivi, comportamento comunemente denominato come "flehmen". Esso è più evidente negli stalloni, soprattutto quando annusano feci o urina di altri animali o sentono la presenza di cavalle nelle vicinanze durante il periodo dell'estro. Ciò nonostante si può osservare anche nei castroni (anche se meno frequentemente), nelle femmine (in special modo alcune ore dopo il parto annusando il nuovo nato) e nei puledri nei primi tre mesi di età (tanto femmine quanto maschi anche se nei secondi accade più spesso). A volte tale comportamento viene manifestato senza che noi possiamo percepire alcun odore particolare o è in relazione con odori sconosciuti o forti come quello di fumo o di pittura. Il flehmen può essere visibile non solo dopo che il cavallo ha annusato urina o feci di altri animali ma anche subito dopo aver urinato egli stesso ed è riscontrabile anche in altri mammiferi come cane, gatto, giraffa o leone, per citarne alcuni. I recettori olfattivi che generano il senso dell'olfatto si trovano nell mucosa della parte più superficiale delle cavità nasali e si parla di organo di Jacobson o vomero-nasale in riferimento a quel sistema olfattivo accessorio che ha come compito quello di percepire ed individuare i feromoni o le sostanze non conosciute; le molecole odorose si legano con i recettori che inviano segnali nervosi al cervello che poi li elabora.
Cavallo che mette in atto il comportamento detto "flehmen"

martedì 26 aprile 2011

La vista

La vista del cavallo è un senso molto sviluppato e differisce dalla nostra sotto molti aspetti. Innanzi tutto l'occhio del cavallo è uno tra i più grandi rispetto a quello degli altri mammiferi, sono situati ad una distanza maggiore l'uno dall'altro per permettere una visione più ampia e globale e sono dotati di una pupilla rettangolare posizionata orizzontalemente rispetto all'occhio. Essendo situati ai lati della testa permettono una visione di, approssimativamente, 350 gradi, nonostante ciò esistono alcune aree definite "cieche" nelle quali l'animale non può vedere a meno che non sposti il corpo o la testa e queste sono situate direttamente davanti al suo naso, sulla fronte e nella zona posteriore del suo corpo. L'area cieca anteriore è più piccola di quella posteriore ma se un cavallo è obbligato a tenere una posizione di eccessivo arcuamento della testa (incappucciato o iperflesso) allora il suo campo visivo risulterà sensibilmente ridotto e ciò è molto pericoloso soprattutto se si pratica la disciplina del salto ad ostacoli nella quale è bene che il cavallo sia libero di alzare la testa per poter vedere meglio e considerare le distanze che lo separano dagli ostacoli. Un' altra differenza tra la nostra vista e quella del cavallo è che la sua può funzionare in maniera binoculare, ossia entrambe gli occhi focalizzano l'insieme, oppure in modo monoculare dove ognuno funziona in maniera a sè stante. Ecco spiegato perchè passando davanti ad un oggetto a mano sinistra il cavallo lo vede e memorizza e passando nuovamente da mano destra capita che, apparentemente inspiegabilmente, si spaventi: l'occhio sinistro vede per la prima volta ciò che invece il destro aveva già avuto modo di vedere. La visione binoculare funziona frontalmente mentre quella monoculare lateralmente e risulta essere molto più ampia rispetto a quella binoculare fornendo, tuttavia, una visione di tipo bidimensionale, piatta e meno precisa delle distanze. In aggiunta il cavallo è capace di vedere bene anche in condizioni di luce scarsa, dal momento che la struttura del suo occhio permette una maggior raccolta di luce, ma reagisce male ai cambiamenti repentini di intensità di luce poiche non riesce ad adattarvisi prontamente ed è accecato dalla luce intensa. Per quanto riguarda i colori essi hanno una visione bicromatica con una gamma di colori più ristretta della nostra che comprende le diverse tonalità di blu ed alcune del giallo-verde ma molti vengono identificati come grigi o bianchi; anche la luminosità dei colori non viene probabilmente percepita e tutti si presentano in tonalità pastello. Gli oggetti molto vicini (meno di 50 centimetri) non vengono correttamente messi a fuoco e risultano sfocati. Tutte queste differenze tra la nostra e la loro vista sono però strettamente funzionali con quelle che sono le necessità dell'animale, tradizionalmente predato, che ha dunque bisogno di un più ampio spettro visivo e della capacità di vedere anche in situazioni di poca luce.

lunedì 25 aprile 2011

Glaucoma

Si parla in generale di glaucoma per identificare una serie di entità eterogenee tra loro interessanti l’occhio e comportanti una progressiva perdita della vista. Si possono avere tre forme diverse di glaucoma: di tipo congenito, presente fino dalla nascita ma piuttosto raro; di tipo primario ed uno di tipo secondario (il più comune). Il corpo ciliare del cavallo produce costantemente umore acqueo il quale, nei casi di corretto funzionamento, viene conseguentemente drenato. Ciò però può non avere luogo a causa di un’anomalia dello sviluppo del drenaggio, originando dunque un glaucoma di tipo primario, o da un suo danneggiamento dovuto ad una precedente forma infiammatoria (molto comunemente correlato a casi di uveite ricorrente) che comporta un glaucoma secondario. In entrambi i casi ciò che ne consegue è una ritenzione dell’umore acqueo che porta ad un innalzamento della pressione intraoculare che può essere misurata mediante un tonometro. Tuttavia capita spesso che il glaucoma non venga riconosciuto tempestivamente e perciò non si proceda con la giusta cura, la quale comporta l’impiego principalmente di antinfiammatori per ridurre l’infiammazione e l’uso di medicinali per uso topico per diminuire l’umore acqueo e quindi la pressione; in alcuni casi di scarsa risposta ai trattamenti precedenti si ricorre alla distruzione del corpo ciliare con il laser. I sintomi principali sono un edema diffuso della cornea, la presenza di aderenze posteriori, miosi pupillare, eventuale cataratta e possibile ingrossamento dell’occhio. Nelle fasi iniziali possono non esservi problemi relativi alla vista che subentrano solo in un momento successivo e le dimensioni della pupilla possono apparire normali. Nel glaucoma di tipo primario spesso entrambe gli occhi vengono colpiti; se un animale presenta i sintomi solo da un singolo occhio è bene tenere sempre sotto controllo anche quello apparentemente sano e sottoporlo ad una terapia preventiva. Nel caso invece di glaucoma secondario è importante trovarne la causa principale per poter mettere in atto la terapia più adeguata; non necessariamente entrambe gli occhi vengono colpiti a meno che il cavallo non manifesti episodi di uveite ricorrente ad entrambe gli occhi.

sabato 23 aprile 2011

Uveite


Viene definita con il termine di uveite qualsiasi infiammazione dell’occhio riconducibile a diversi fattori come per esempio un trauma. Si parla invece di uveite ricorrente o anche di oftalmia periodica o mal della luna quando gli episodi di infiammazione ricorrono nel tempo per due o più volte anche a distanza di settimane o mesi l’uno dall’altro. La forma periodica è una delle cause più comuni di cecità dei cavalli ed è una condizione molto dolorosa durante la quale l’occhio appare arrossato, con forte lacrimazione, il cavallo mostra difficoltà a tenerlo aperto, la pupilla è contratta, c’è una forte sensibilità alla luce e spesso l’occhio si presenta opaco con eventuale sviluppo di cataratta. La rimozione di quest’ultima non è una soluzione alla malattia, essendone solo una conseguenza. Ogni nuovo episodio danneggia maggiormente l’occhio fino alla perdita della vista. La ricorrenza può essere messa in relazione a momenti di stress nel quale il sistema immunitario risulta indebolito come per esempio nel caso di vaccinazioni, somministrazioni di vermifughi, lunghi viaggi o partecipazioni a competizioni. Il primo episodio può interessare un occhio singolarmente o entrambi; nel caso di un solo occhio è però spesso colpito successivamente anche l’altro e la parte più visibilmente attaccata è quella dell’iride e dei tessuti sottostanti in quanto qui vi è una forte presenza di vasi sanguigni che possono però trasportare batteri che penetrano nell’occhio dando origine ad una risposta immunitaria con anticorpi che aumentano l’infiammazione e attaccano l’occhio stesso. Spesso altre affezioni dell’occhio vengono scambiate per uveite ricorrente; quello che è bene tenere a mente è che un pronto intervento può rendere la cura più efficace (spesso basata su farmaci antinfiammatori). Il nome “mal della luna” venne dato durante il XVII secolo perché si pensava ci fosse una correlazione tra il ripresentarsi della patologia con le fasi lunari, in realtà ad oggi si è scoperto che la probabile causa scatenante può essere associata all’infezione causata da diversi tipi di batteri come il Leptospira, lo streptococco, il Rhodococcus equi così come altre infezioni come l’influenza equina, la rinopolmonite o l’arterite virale equina o, ancora, un trauma. Gli animali più colpiti hanno un’età compresa tra i 4 e gli 8 anni e pare ci sia una forte incidenza nei cavalli appaloosa.

Monta americana

Barrel racing
Disciplina della monta americana nella quale cavallo e cavaliere devono dare prova di abilità e velocità nell’eseguire un percorso segnato da tre barili posti all’interno di un campo di gara delle dimensioni di 40x60 metri. La distanza tra il 1° ed il 2° barile deve essere di circa 28 metri mentre quella tra il 2° ed il 3° sarà di 32. I barili sono di metallo e vuoti all’interno; il loro diametro deve essere di 57 centimetri per 88 di altezza. Deve essere sempre garantito all’interno del campo uno spazio di fermata di 13 metri. L’abbattimento dei barili comporta l’eliminazione; non si può entrare in campo a piedi, se non in determinate circostanze di pericolo determinate dalla giuria, pena l’eliminazione.
Pole bending
Disciplina nella quale si deve fare uno slalom tra sei paletti, alti non più di due metri e non meno di 1,80 metri, distanti tra loro 6,40 metri e fatti di materiale plastico vuoto all‘interno. Anche qui deve essere garantito uno spazio di fermata pari ad almeno 13 metri. L’abbattimento di un paletto comporta eliminazione.
Per entrambi l’abbigliamento deve comprendere: jeans con o senza chaps, camicia a maniche lunghe con bottoni allacciati e portata dentro i pantaloni, stivali western, cappello western (o casco di protezione per minorenni o per chiunque voglia usarlo), speroni e frustino se consentiti dalla categoria alla quale si partecipa, cintura con fibbia, cravattino facoltativo per quanto riguarda il cavaliere; per il cavallo è necessaria sella americana, sottosella americano nel materiale preferito, protezioni per gli arti (fasce o stinchiere), imboccature con o senza leve mentre sono vietate le redini di ritorno, le imboccature e bardature di addestramento e la martingala con imboccatura con leve. Sono causa di eliminazione le resistenze del cavallo protratte per oltre 10 secondi, zoppia del cavallo, caduta di cavallo o cavaliere, indossare abiti o speroni non accettati dal regolamento, gli errori di percorso e scendere da cavallo in campo gara.
Team penning
In un campo di almeno 60x30 metri si affrontano diverse squadre nel recupero dei vitelli che devono essere indirizzati nel recinto (pen). Ogni squadra è formata da tre componenti dei quali uno viene designato come capo squadra e il loro compito è quello di individuare i tre vitelli contrassegnati con il numero a loro assegnato prima della gara e mandarli nel pen uno alla volta completando l’operazione nel minor tempo possibile. A seconda della categoria disputata il tempo assegnato per portare a compimento la prova può essere di 60, 70 o 90 secondi. Le mandrie, composte generalmente da 30 capi, vengono divise in tre serie da dieci l’una ed i vitelli numerati dallo 0 al 9. Ogni crudeltà nei confronti dei vitelli verrà penalizzata; il cavaliere caduto da cavallo può risalire ma non può in alcun modo aiutare i compagni da terra. L’ abbigliamento previsto comporta l’uso di stivali e cappello western, jeans e camicia.
Cattle penning
Simile al team penning, la gara viene però disputata da un cavaliere singolo, non più da un team, il quale deve isolare dalla mandria un solo capo nel minor tempo possibile.
Ranch sorting
Qui la squadra è composta da due componenti i quali devono separare una mandrai composta da 10 vitelli numerati da 0 a 9 e due non numerati nel minor tempo possibile e nell’ordine prestabilito da un precedente sorteggio.
Reining
Il binomio deve effettuare un percorso predefinito nel quale mettere in atto una serie di figure come circoli, rotazioni di 360° (detti spin), cambi di galoppo, stop e roll back (veloce rotazione di 180°).
sella per monta americana

Monte da lavoro

Doma vaquera
Originaria della Spagna, si pratica con sella spagnola e si eseguono esercizi che derivano da quello che si faceva durante il lavoro nei campi con il bestiame.

Monta maremmana
I butteri praticano quella che è una monta da lavoro derivata anche qui dal lavoro nei campi con il bestiame e vi sono vere e proprie gare ce li vedono impegnati in prove di addestramento, sbrancamento ossia dividere un vitello dal gruppo nel minor tempo possibile, attitudine e gymkana.

Endurance o gara di fondo

È una disciplina che nasce negli usa e si è poi andata espandendo in tutta Europa nella quale il cavallo ed il cavaliere sono impegnati in una corsa lunga dai 26 ai 30 chilometri nella quale sta al cavaliere scegliere l’andatura a cui andare a seconda del tragitto da compiere e delle condizioni dell’animale. È molto faticosa e necessita di un duro allenamento da parte del binomio che si trova ad affrontare strade sterrate o asfaltate, salite per colline o tratti di montagna, pianura o centri urbani. Si pratica durante quasi tutto l’anno tranne nei mesi in cui le condizioni climatiche non lo consentono e vince il binomio che impiega meno tempo per giungere al traguardo. C’è un costante controllo veterinario e un cavallo se non ritenuto in condizioni di continuare la gara viene fermato ed eliminato. I controlli vertono principalmente sulla misurazione del battito cardiaco, degli atti respiratori e lo riempimento capillare. I cavalli maggiormente impiegati sono gli arabi per le loro qualità di agilità e resistenza.

Pony games

È una disciplina dedicata ai più piccoli perché si avvicinino al cavallo in un modo divertente e basato sul gioco. Può essere giocato a squadre o a coppie e si può partecipare dai 5 ai 16 anni; molti dei giochi si basano su di un percorso più o meno articolato nel quale i bambini devono dar prova di abilità e coordinazione effettuando gimkane, passaggi tra barriere a terra, raccogliendo tazze, palline o bandierine senza poter mai scendere da cavallo. Gli oggetti vengono raccolti e messi in una nuova posizione o consegnati al proprio compagno di squadra come in una staffetta.

Corse di galoppo, trotto e steeplechase


Corse di galoppo
Le corse sono uno degli aspetti dell’ippica più seguiti dal pubblico, soprattutto da quello abituato a scommettere sull’uno o l’altro cavallo. Gli animali destinati a correre iniziano il loro addestramento molto giovani, già a due anni infatti vengono preparati per affrontare le corse ed i più dotati ben presto vengono fatti gareggiare. Lo scopo è quello di spingere il cavallo al massimo delle sue potenzialità per superare tutti gli avversari e tagliare il traguardo per primi ma per farlo non è necessaria solo la velocità ma farà la sua parte nell’esito finale anche la strategia di gara adottata. Per rendere il cavallo il più libero e leggero possibile, sella e finimenti sono ridotti al minimo e il fantino rimane in assetto sollevato per non pesare sulla schiena del suo cavallo. Lo stesso peso del fantino gioca un ruolo importante e questi infatti è tenuto costantemente sotto controllo e viene pesato prima e dopo la gara. I fantini indossano tenute dai colori facilmente riconoscibili e occhiali con dei fori laterali per favorire l’areazione e proteggere gli occhi. L’allenamento dei cavalli segue regole diverse in America ed in Europa dal momento che nei due continenti ci sono anche diversità di percorsi e gare al galoppo. Alcune corse sono riservate alle femmine, altre agli stalloni ed altre ancora ai cavalli giovani di due o tre anni. Le Oaks sono corse anche dette Classiche le quali nacquero con scopi di selezione servendo ad individuare quali tra le giovani femmine siano le migliori sulla distanza per adibirle poi alla riproduzione; tale corsa in Italia si tiene a S. Siro su una distanza di 2200 metri (mentre in Gran Bretagna si corre sui 2400). Gli ippodromi più famosi sono quello di San Siro a Milano, le Capannelle a Roma, Casalone a Grosseto, le Cascine a Firenze e dei Fiori ad Albenga.
Steeplechase
Steeplechase
Lo steeplechase è una disciplina che unisce quelle che sono le corse al galoppo con il salto ad ostacoli. Durante il tracciato, con una lunghezza variabile dai 3 ai 7000 metri, sono inseriti degli ostacoli fissi costituiti da fossi, siepi, collinette o ruscelli alti più di un metro e che vengono affrontati a gran velocità dai cavalli. La disciplina nacque in Irlanda nel 1752 e la gara più famosa è sicuramente quella del Grand National di Liverpool lunga 7,2 chilometri e comprendente 30 ostacoli; è una gara molto discussa durante la quale spesso avvengono delle cadute con gravi conseguenze tanto per fantini quanto per cavalli.
Le gare di trotto
Le gare di trotto si svolgono su di una pista lunga dai 1100 ai 4200 metri in erba, terra o sulla neve. I cavalli più usati in questo tipo di gare sono i trotter francesi; l’allevamento dei trotter iniziò in Europa grazie all’interesse del conte di Orlov, che diede anche il nome al cavallo Orlov, nel 1773. Il fantino, anche chiamato driver, siede su di un calesse di metallo dotato di due ruote detto sulky ed i cavalli iniziano a gareggiare già a due anni. Se il cavallo durante la gara rompe l’andatura viene squalificato.

Concorso Completo

Il concorso di completo fa parte dei giochi olimpici insieme a dressage e salto ad ostacoli e, strutturato su uno, due o tre giorni di gara, co prende lo svolgimento di tre prove comprendenti salto, dressage e cross country. Il cross, a differenza del salto comporta il superamento di un determinato numero di ostacoli fissi inseriti all’interno di un percorso in erba. Gli ostacoli rappresentano quelli che dovrebbero essere i classici ostacoli che si trovano in natura con tronchi e fossi. La gara più famosa è quella di Badminton in Gran Bretagna.

Horse ball

L’horse ball è una disciplina che vede affrontarsi due squadre di al massimo 6 componenti ciascuna di cui 4 possono trovarsi in campo e gli altri due fungono da riserve. Lo scopo del gioco è riuscire a fare il maggior numero di canestri possibili gettando una palla di cuoio del peso di circa 6-700 grammi provvista di sei maniglie anch’esse di cuoio all’interno di un canestro posto ad un’altezza di circa quattro metri e del diametro di un metro. Il campo ha una dimensione massima di 75x30 metri ed una minima di 60x20 (in tal caso in campo si scontreranno tre giocatori per squadra) e può essere sia coperto che all‘aperto. Parallelamente ai lati lunghi devono essere previste delle zone di sicurezza, larghe dai 3 ai 5 metri, in cui sostano le riserve, gli allenatori e gli artieri. A metà di un lato lungo si troverà il giudice di sedia mentre uno a cavallo seguirà la partita in campo ed entrambi indossano una maglia a righe verticali bianche e nere (le decisioni del giudice a cavallo saranno preponderanti rispetto a quelle del giudice di sedia). I lati del canestro devono essere recintati da una rete alta almeno 4,5 metri per evitare la continua uscita della palla dal campo mentre sugli altri lati l’altezza della recinzione dovrà essere minimo di 1,60 metri. L’età minima per partecipare è di 16 anni e per le partite dimostrative si deve avere la patente A da almeno sei mesi mentre per le gare vere e proprie è necessario il Brevetto Horse Ball. Il numero di sostituzioni che si possono attuare è illimitato durante i 20 minuti di gioco (divisi in due tempi da 10 minuti l’uno con un intervallo di 3 minuti e possibilità di tempi supplementari in caso di pareggio). Ogni squadra può richiedere, per ogni tempo, un “tempo morto” ossia di sospensione del gioco, di 30 secondi durante il quale viene fermato il cronometro. I passaggi minimi prima di mandare la palla nel canestro devono essere tre tra diversi giocatori e la palla non deve essere trattenuta da un giocatore per più di 10 secondi consecutivi; può essere lanciata e ricevuta con una o due mani ed i passaggi possono effettuarsi di lato, n avanti o indietro. È vietato cingere, percuotere, trattenere o intimidire l’avversario. La palla a terra deve essere presa rapidamente da un giocatore senza che questi scenda da cavallo, tocchi terra con un piede o rallenti l’andatura al passo. Per quanto riguarda l’equipaggiamento del cavaliere esso deve obbligatoriamente indossare casco di protezione allacciato con sottogola, maglia con numero e colori della squadra, ghette o stivali; le ginocchiere sono raccomandate ma non obbligatorie, come facoltativo è l’uso degli speroni (vietati a rotella o appuntiti); vietati i gioielli ed il frustino durante la partita che si può però usare in fase di riscaldamento. Il cavallo deve essere di indole tranquilla ma agile e agli ordini, deve avere almeno 5 anni di età, essere protetto su tutti e quattro gli arti, avere martingala fissa e sella inglese. Sono vietati i paraocchi. La scelta dell’imboccatura è libera (a patto che non arrechi danno all’animale) con l’unica eccezione del filetto ad aste che è vietato.

Volteggio

È una disciplina equestre inserita nei Worl Equestrian Games (WEG) nel quale un componente singolo od una squadra di più persone, detti volteggiatori, deve eseguire degli esercizi di tipo acrobatico (spesso con accompagnamento musicale) sul cavallo girato alla corda da un longeur, il cui lavoro può essere in aggiunta correlato a quello di un aiuto longeur. Esistono diverse categorie a seconda del tipo di esercizio svolto e della difficoltà che implica e possono esservi programmi obbligatori da seguire o liberi. Il tempo di ogni esibizione varia a seconda del tipo di esercizio; i volteggiatori devono indossare tute aderenti al corpo simili a quelle usate nella ginnastica artistica per non interferire con i movimenti e sono proibiti tutti quegli oggetti che potrebbero essere di intralcio o rendere pericolosa l’esecuzione dell’esercizio come cinture, orecchini, mantelli, cappelli, ecc. l’abbigliemento di longeur e aiuto devono essere conformi a quello della squadra dei volteggiatori. I cavalli vengono girati in un’arena preferibilmente coperta di dimensione almeno di 20x20 ed il centro del circolo deve essere debitamente segnato e non deve essere di diametro inferiore ai 13 metri (preferibilmente 15 o più). Le squadre possono essere composte da bambini partendo dai 5 anni di età (per le categorie ludico- addestrative) e dagli 8 per le categorie agonistiche. Il longeur deve essere maggiorenne ed in possesso di patente B o superiore e sarà responsabile per il cavallo durante l’arco della manifestazione; una volta iniziata la gara egli non potrà essere sostituito. I cavalli partecipano dall’età dei 5 anni per le categorie al passo e devono invece avere superato i 7 per quelle in cui siano compresi esercizi al galoppo. La bardatura comprende un fascione da volteggio con due maniglie e due staffe laterali, due redini fisse, copertina, longia, frusta lunga e fasce o stinchiere e cuffietta facoltative.

Attacchi


Anche per quanto riguarda gli attacchi sono previste gare che si dividono in agonistiche e ludico-addestrative. Le carrozze possono essere di diverso tipo e struttura e vengono trainate da un cavallo, due in pariglia (affiancati) o in tandem (uno che segue l’altro) o 4 (tiro a quattro con due cavalli davanti detti di volata e due dietro chiamati timonieri). Se è presente più di un cavallo questi non necessariamente devono appartenere alla stessa razza ma devono essere dello stesso colore. Le competizioni di tipo agonistico si suddividono in prove singole di dressage o maratona o prove con i coni o derby oppure in concorsi di combinata o concorsi completi nei quali si devono superare prove di dressage, di maratona e con i coni. Ci sono gare riservate a carrozze trainate da pony e gare per cavalli. Nel dressage viene valutata la postura e bellezza del cavallo unitamente alla pulizia dei finimenti ed alla bellezza della carrozza. Vengono eseguiti esercizi al passo ed al trotto. Nella maratona invece la gara si svolge su di un percorso di 20 o 30 km in un tempo limitato diviso in 5 sezioni, 3 delle quali devono essere percorse al trotto con diverse velocità e due al passo. All’interno del percorso si trovano barriere naturali che devono essere aggirate (ad esempio un albero) o altre che vanno superate (ruscelli o passaggi stretti). I guidatori devono obbligatoriamente indossare un casco perché spesso le carrozze si ribaltano. In tal caso riceveranno dei punti di penalità così come nel caso in cui un membro della squadra appoggi un piede per terra o la carrozza si stacchi. Della categoria ludico-addestrativa invece fanno parte i concorsi di eleganza, quelli di attacchi di tradizione, le prove del cavallo da tiro pesante, le sfilate ed i raduni. Le carrozze possono trasportare da una a sei persone e le razze più utilizzate sono i frisoni, gli Haflinger, gli hackney, lipizzani ed olandesi ma qualsiasi cavallo può essere adatto.

Salto ad ostacoli

È forse la disciplina con più sostenitori e partecipanti. Per il pubblico seguire lo svolgimento di una gara di salto ad ostacoli è un momento molto emozionante e anche alla portata di tutti dal momento che non ci sono tante regole come per il dressage ed il risultato è facilmente intuibile dal numero di barriere buttate a terra dal binomio. È una delle tre discipline olimpiche e venne inserita per la prima volta nell’ Olimpiade di Parigi nel 1900. Il percorso che il binomio deve affrontare varia a seconda della categoria e può comprendere un numero variabile di ostacoli (da 8 a 12) di altezza compresa tra i 60 cm (per categorie pony) e i 140. Gli ostacoli sono abbattibili, ossia composti da barriere in legno o plastica posizionate su pilieri che cadono a terra se urtate. Gli ostacoli possono essere verticali (barriere, muro, assi) o larghi (oxer, riviere). Chiaramente l’abbattimento di una barriera comporta penalità (4 punti). Prima di iniziare una determinata categoria tutti i cavalieri si presentano in campo gara a piedi (ma obbligatoriamente in tenuta da gara) per la ricognizione del percorso dove memorizzano la sequenza degli ostacoli e le distanze che intercorrono tra loro. Gli ostacoli sono in sequenza numerata e sono affiancati da una bandiera rossa sulla destra e bianca sulla sinistra ( se le vediamo al contrario significa che ci troviamo dalla parte opposta rispetto a quella del salto). Le differenti patenti FISE permettono di partecipare a categorie determinate: con la patente A la partecipazione è limitata alla B80 (il numero che segue la lettera indica l‘altezza degli ostacoli, in questo caso 80 centimetri), con la B si potrà prendere parte a B90, B100, B110 e C115, con il 1° grado C115, C120, C125, C135 e alle categorie riservate ai cavalli di 4, 5 e 6 anni; con il 2° grado: C130, C135, C140, 4-5-6-7 anni. Le categorie riservate ai cavalli giovani si sviluppano in questo modo:
- categoria riservata ai cavalli di 4 anni: le gare iniziano a metà febbraio con un’altezza di 90 centimetri fino a marzo, ad aprile si alzano gli ostacoli ad un metro, a maggio sarà 1,05 metri e quindi 1,10 metri da giugno fino allo svolgimento del Campionato Italiano Cavalli Giovani. Non c’è warm up e consiste in due prove con due categorie di precisione.
- categoria riservata ai cavalli di 5 anni: il periodo anche qui va dalla prima metà di febbraio fino al Campionato dei Cavalli Giovani, si sviluppa in due prove di precisione e le altezze sono al massimo di 1,15 metri nel primo periodo per arrivare ad 1,20 nel secondo.
- categoria riservata ai cavalli di 6 anni: primo periodo altezza massima 1,25 metri e secondo periodo 1,30. I cavalli di 6 anni possono anche partecipare alle categorie C115, C120, C125 e C130 (ma solo nel 2° periodo)
- categoria riservata ai cavalli di 7 anni: programmata solo nell’ambito del Circuito FISE/ UNIRE; possono partecipare a concorsi la cui altezza massima è di 1,35 metri nel primo periodo e 1,40 nel secondo.
La divisa comprende pantaloni bianchi o beige, stivali neri o da caccia, cap, camicia bianca con cravatta o plastron (o in alternativa polo bianca), giacca, sono ammessi frustino e speroni e i cavalli indossano stinchiere e paranocche per proteggerli dagli urti. La sella da salto è diversa da quella da dressage perché permette un assetto più leggero e meno inforcato rispetto alla seconda che ha quartieri più lunghi e un seggio più profondo. Quando si parla di tempo massimo di un percorso di salto ostacoli si fa riferimento al tempo calcolato in base alla lunghezza ed alla velocità del percorso; il suo superamento comporta penalità mentre se si supera il tempo limite (due volte il tempo massimo) si incorre nella squalifica.

Alta Scuola

È una disciplina nata ai tempi delle guerre e gli esercizi che vengono riproposti derivano proprio da quelli che si usavano in battaglia per potersi proteggere dagli attacchi dei nemici facendosi anche scudo con lo stesso cavallo. Le più prestigiose scuole di addestramento sono la Scuola Spagnola di Vienna, fondata nel 1729 da Carlo VI d’Asburgo dove vengono per lo più impiegati cavalli di razza Lipizzana e quella di Saumur, in Francia, fondata nel 1764, identificata anche con il nome di Cadre Noir derivante dal nome che veniva attribuito agli ufficiali della scuola a causa delle divise color nero. Di più recente fondazione invece la Real Escuela Andaluza a Jerez de la Frontera (1987). Le figure proposte vengono suddivise in arie alte, basse e mezze arie, a seconda del numero di arti dell’animale che toccano terra, e possono essere eseguite sia da terra che con cavallo montato. Le arie alte sono quelle in cui tutti gli arti si staccano dal suolo (ad esempio la capriole nella quale il cavallo salta e, quando raggiunge la massima altezza, lancia contemporaneamente i posteriori all’indietro come per calciare). Nella courbette, che invece appartiene alle mezze arie, il cavallo alza gli anteriori piegando i posteriori come se fosse seduto; il cavallo durante la sua esecuzione non deve avanzare e la punta dello zoccolo degli anteriori dovrebbe trovarsi poco sopra la linea dei garretti. Nella groppate invece il cavallo solleva leggermente gli anteriori e quando toccano nuovamente terra alza i posteriori con molto slancio come per calciare. La pesade, altra mezza aria, è molto simile alla courbette con la differenza che in questo caso il cavallo alza maggiormente gli anteriori ed il posteriore è meno basso. Tra le arie basse si trovano invece i passi indietro, l’appoggiata, il passage, il piaffe, la spalla in dentro e la piroetta.

venerdì 22 aprile 2011

Polo


È un gioco dalle origini molto antiche, nato in India ed importato dagli inglesi durante il periodo della colonizzazione, venne inserito tra i giochi olimpici tra il 1900 ed il 1936. Due squadre di quattro giocatori a testa si fronteggiano in un campo di dimensioni molto ampie (275 metri di lunghezza per 180 di larghezza) in erba, ma si pratica anche sulla neve, e lo scopo del gioco è colpire, con un movimento che va dal basso verso l’alto, una palla di legno, del peso di circa 130 grammi e di diametro variabile dai 76 agli 89 millimetri, con delle lunghe mazze di bambù facendola finire tra i due pali che identificano la porta avversaria (i pali delle porte devono essere alti almeno tre metri ed essere leggeri in modo da cadere se urtati e la distanza tra loro sarà di 7,3 metri). A regolamentare il gioco ci sono due giudici a cavallo ed un arbitro all’esterno del campo. La partita è divisa in tempi mediamente di sette minuti l’uno (al massimo sette minuti e mezzo) chiamati chukker o chukka al termine dei quali sono previsti tre minuti di pausa utili per cambiare il cavallo. A metà partita sono previsti altri cinque minuti di riposo ed il numero di tempi è generalmente di sei al termine dei quali si stabilisce la squadra vincitrice che corrisponde a quella che ha totalizzato il maggior numero di goal. In caso di parità si giocherà un tempo supplementare e se, al termine di questo, non vi è nuovamente un vincitore allora verrà iniziato un 8 tempo nel quale vincerà il primo a segnare. La coda del cavallo viene legata per evitare che interferisca nei movimenti o che i crini si incastrino nelle mazze e la criniera viene tagliata molto corta; i cavalli hanno tutti e quattro gli arti fasciati per proteggere i tendini dalle grandi sollecitazioni mentre sono proibiti i paraocchi o qualsiasi elemento che non permetta una corretta e piena visione da parte del cavallo; allo stesso modo i giocatori indossano protezioni (ginocchiere e casco con sottogola fissato). Non sono invece permessi speroni con punte o borchie sporgenti sugli stivali o sulle ginocchiere. I colori delle due squadre devono essere vivaci e velocemente riconoscibili; i giocatori devono tenere la stecca con la mano destra ed è vietato spingere fuori l’avversario o ostacolarlo ad una velocità non compatibile alla sua come anche tagliargli la strada; è allo stesso modo vietato colpire con la frusta un cavallo o cavaliere avversario o usarla con il proprio animale se non necessaria. Non sono ammessi in campo cavalli ciechi da un occhio, disobbedienti o con vizi pericolosi; un cavallo zoppo o con un qualsiasi tipo di ferita viene escluso dal gioco. L’indole dell’animale deve essere buona ma reattivo e pronto a scattare, sono ideali i cavalli mesomorfi di corporatura media, non c’è un’altezza definita per regolamento ma di norma si aggirano tra gli 1,55 e l’1,60 al garrese, sono ben strutturati con degli zoccoli non troppo piccoli per le grandi sollecitazioni che devono affrontare, la gabbia toracica deve avere una buona dimensione per sopperire allo sforzo e non deve avere paura degli altri cavalli, della stecca o della pallina che lo può colpire. La stagione delle partite inizia normalmente in primavera per finire in tardo autunno e le partite disputate all’inizio della stagione di norma sono di preparazione per quelle a seguire. Il cavallo a fine partita viene docciato con lo scopo di levare il sudore ma anche per l’azione defatigante dell’acqua fredda e a volte la muscolatura viene in aggiunta frizionata con olio o alcool canforato. Nessuno può entrare in campo per dare assistenza ed è prevista la sostituzione di un giocatore se questi si ferisce durante la partita. Al momento la squadra più forte risulta essere quella argentina.

http://www.youtube.com/watch?v=0tqPeeUvNsE&feature=related

giovedì 21 aprile 2011

Dressage



sella da dressage con quartieri lunghi e
seduta profonda
La disciplina del dresssage (dalla parola francese che identifica l’addestramento e la preparazione del cavallo) fa parte delle tre discipline olimpiche e consiste in una prova, svolta in un rettangolo regolamentare di 20 metri per 40 (nel caso di gare di basso livello) o di 20x60 nelle categorie più alte delimitato da una recinzione alta circa 30 centimetri. Durante la ripresa, che viene definita a seconda del livello di difficoltà con la lettera E (elementare), F (facile), M (media) o D (difficile) seguita da un numero progressivo a seconda del livello che la determina (ad esempio E100); si devono eseguire delle figure o dei cambi di andatura prestabiliti dando prova della sottomissione e dell’obbedienza dell’animale ai nostri comandi. Le figure vanno eseguite in posizioni ben determinate del rettangolo prendendo come punto di riferimento una lettera. La distribuzione delle lettere nei campi è fissa ed è segnalata, si entra in A che si trova a metà del lato corto proseguendo verso X (lettera non presente fisicamente sul campo perché situata al centro di esso, a metà della linea immaginaria di congiunzione tra A e C che si trova a metà del lato corto opposto a quello di A). In X si procede con alt e saluto e da lì ha avvio la ripresa vera e propria. I giudici possono andare da 3 (per le gare di livello minore e posizionati in H-C-M o H-C-B o E-C-M) a 5 (solo nelle gare di alto livello ed i due aggiuntivi si situano in B ed E) ed i voti che vengono assegnati per l’esecuzione di ogni figura, dall’1 al 10 dove la sufficienza è 5, verranno poi sommati ed uniti ai punti di insieme ( che rappresentano andatura, impulso, sottomissione ed assetto del cavaliere). Il voto finale, tradotto in percentuale darà il risultato della gara. Solo nelle Kur, o Freestyle, la ripresa viene definita dal cavaliere che sceglierà quali figure presentare (è molto importante la simmetria, ossia che il grafico riproponga la stesse figure ad entrambe le mani) e spesso vengono associate ad un accompagnamento musicale cercando di far combaciare il più possibile i movimenti eseguiti con il tempo della musica scelta. L’abbigliamento richiesto per il cavaliere comprende pantaloni bianchi, stivali neri alti, speroni, cap (obbligatorio per gli juniores) o cilindro, giacca blu o nera (frac solo dalla categoria M in su), camicia bianca con plastron o cravatta e guanti bianchi. Gli appartenenti alle Forze Armate, Carabinieri, Polizia o Corpo Forestale dello Stato devono indossare la divisa di ordinanza ed eseguire il saluto militare in X. Il frustino può essere usato solo nelle categorie F, M e D ma non è ammesso in campionati, coppe o trofei. Allo stesso modo l’abbigliamento del cavallo è molto ben definito: è vietato qualsiasi tipo di protezione come fasce o stinchiere, il sottosella deve essere bianco, la cuffietta è proibita a meno che non vi sia previa autorizzazione della giuria, il cavallo deve essere montato in filetto mentre nelle riprese della categoria D è obbligatoria la briglia completa con morso e filetto. Sono proibiti la martingala, qualsiasi tipo di copriseggio o di redini ausiliarie e le rosette. L’uso della voce è un grave errore che verrà contato come penalità. Gli errori possono venire o meno segnalati con il suono della campana (ad esempio un errore di percorso o il trotto sollevato quando viene richiesto seduto sono errori) e al primo vengono tolti due punti, al secondo errore 4, al terzo 8 mentre al 4 si ha l’eliminazione; nonostante ciò il cavaliere può terminare la ripresa. Causa di eliminazione saranno anche l’entrare in campo più di 45 secondi dopo il suono della campana d’inizio, la zoppia del cavallo, cavallo in difesa per più di 20 secondi. In tutte le riprese si effettueranno figure a tutte e tre le andature che devono essere regolari con movimenti armoniosi; il cavallo deve essere riunito, avere un buon impegno del treno posteriore con conseguente sollevamento dell’anteriore, non deve essere contro la mano con la nuca come punto più alto dell’incollatura. Aumentando il grado di difficoltà della ripresa verranno inseriti più elementi; fanno parte delle figure di dressage alcune delle arie basse dell’ Alta Scuola come piaffe, passage, piroetta al quale si aggiungono cessione, appoggiata, passi indietro, testa o groppa al muro, spalla in dentro e cambi al volo (semplici oppure in 4,3, 2 o ad ogni tempo). Non ne fa invece parte il passo spagnolo. Le andature si possono distinguere tra riunite, medie e allungate.

                 A

F                                 K



 
P                                 V
 

 
B              X                 E
 

 
R                                 S
 

 
M                                H

 
                C

 

Le discipline equestri

Parlando di equitazione stiamo facendo riferimento ad un ambito molto ampio, le cui discipline variano anche notevolmente l’una dall’altra e possono soddisfare tutti i gusti. In primo luogo vengono distinti due grandi gruppi separati: quello della monta americana e quello della monta inglese. Le differenze tra i due tipi di monta sono evidenti fin dal primo colpo d’occhio: sella e testiera diverse, un differente tipo di assetto e di lavoro e discipline a sé stanti. Nella monta inglese si può praticare salto ad ostacoli, dressage, completo (tutte e tre discipline olimpiche), endurance, giochi di squadre come il più antico polo o l’ horseball di invenzione più recente. Per i più piccoli esistono i pony games, si può assistere a spettacolari sessioni di volteggio o di dimostrazioni di alta scuola, gare di attacchi, corse di galoppo o trotto, manifestazioni popolari o legate alla tradizione come il palio, le parate; per la monta americana si praticano invece il barrel racing, il team penning, reining, halter, rodeo, pole bending, calf roping, cutting e western pleasure. Senza tralasciare le altre monte di lavoro come quella maremmana o la doma vaquera. Ognuna delle discipline sopra elencate ha una sua storia, una sua evoluzione e delle regole riguardanti non solo l’aspetto inerente la disciplina stessa ma anche l’abbigliamento personale e la bardatura del cavallo obbligatoria da tenersi in gara.

mercoledì 20 aprile 2011

Rabbia, West Nile, Encefalomielite, Botulismo, Rotavirosi e Potomac Horse Fever

Rabbia
La rabbia è una malattia con una diffusione molto limitata ma altamente contagiosa e dagli esiti mortali. Ha un periodo di incubazione che varia dagli uno ai due mesi terminati i quali si manifesta ed il cavallo muore nell’arco di pochi giorni. Si trasmette attraverso il morso di un animale infetto ed è bene che gli animali che si trovano in zone a rischio dove sono presenti volpi o cani randagi infetti venga vaccinato poiché non esiste alcuna cura e può essere diagnosticata solo ad avvenuta morte dell’animale.
West Nile (WNV)
Il virus della West Nile si sta diffondendo anche in Italia ed è responsabile dell‘infezione del sistema nervoso centrale. Il contagio avviene attraverso la puntura di una zanzara infettatasi precedentemente mordendo un uccello a sua volta infetto. La trasmissione tra cavalli non è possibile. I sintomi vanno dall’incapacità di coordinare i movimenti, alla debolezza degli arti, parziale paralisi e possibile conseguente morte. In non tutti i casi risulta fatale ma, degli animali che si salvano, una parte manifesta per tutta la vita complicazioni legate alla malattia. Da qualche tempo è disponibile in commercio un vaccino.
Encefalomielite
È una malattia virale molto pericolosa con i sintomi molto simili alla West Nile con la quale viene spesso confusa. Si presenta infatti con febbre, depressione, inappetenza e seguente paralisi. È mortale nella maggior parte dei cavalli colpiti non vaccinati e nella percentuale di cavalli guariti lascia comunque danni neurologici permanenti; essendo il ceppo virale dell’encefalomielite diverso da quello causante il West Nile i due vaccini non offrono copertura per entrambe le malattie ma ne devono essere fatti due differenti.
Botulismo
Il botulino è una potentissima tossina prodotta in natura da un batterio: il Clostridium botulinum. Ne sono a rischio contagio i puledri perché tendono ad assaggiare tutto ciò che li circonda ed i cavalli adulti che vengono alimentati con grosse balle di fieno per esempio o hanno accesso a laghetti con acqua stagnante o poco ricambio. Quando capita per avvelenamento da foraggio succede che l’animale ingerisca la tossina del botulino prodotta durante la decomposizione delle piante (più comune con il fieno insilato) oppure il foraggio viene infettato perché all’interno del grosso ballone è stato imballato anche qualche piccolo animale morto che la produrrà con la conseguente decomposizione. Stesso discorso vale per i piccoli laghetti nei quali potrebbe essere presente un animale in putrefazione che infetta l’acqua. Ne conseguono un blocco degli impulsi nervosi, paralisi, incapacità di deglutire e morte.
Rotavirosi equina
Ne è responsabile un virus, il rotavirus, comunemente diffuso nell’ambiente che viene spesso trasmesso per via orale o attraverso le feci. È piuttosto comune nei puledri, nei quali si manifestano a volte vere e proprie epidemie attacchi di diarrea anche molto forti che in alcuni si risolvono senza problemi mentre in altri (specialmente se al di sotto dei 3 mesi di vita) possono causare una patologia seria con conseguente possibile morte. Il vaccino per la prevenzione è disponibile in alcuni paesi ma non in Italia.
Antrace
Il responsabile è il Bacillus Anthracis il quale entra nel corpo per ingestione o attraverso una ferita e lì si moltiplica causando la morte dell’individuo colpito. La sua diffusione è strettamente limitata a certe aree geografiche in America nelle quali è possibile vaccinare i cavalli esposti al rischio.
Potomac Horse Fever
Sono stati diagnosticati alcuni casi in America ed in Canada, è una malattia intestinale potenzialmente mortale causata dall’ Ehrlichia Risticii ed il contagio può avvenire bevendo da corsi d’acqua infetti o (forse) via zanzare. Può provocare febbre, depressione, inappetenza, zoppia, colica, aborto e diarrea; nei cavalli sopravvissuti possono riscontrarsi problemi, come la zoppia, per tutta la vita. È consigliato vaccinare i cavalli esposti al rischio di contrarre la malattia come quelli che si trovano vicino a corsi d’acqua.

martedì 19 aprile 2011

Adenite Equina

L’ adenite è un’ infezione relativamente comune causata da un batterio, lo Streptococcus Equi, conosciuta anche con il nome di “stranguglioni”. E’ altamente contagiosa e si diffonde attraverso il contatto tra cavalli o tra cavallo e materiale infetto. Ha un periodo di incubazione di circa una settimana, dopodichè il cavallo manifesta febbre, inappetenza dovuta anche alla difficoltà di deglutire a causa del rigonfiamento dei linfonodi (ghiandole) sotto la gola e dietro la nuca. Gli ascessi maturando gonfiano fino a raggiungere dimensioni ragguardevoli e quindi si rompono con la fuoriuscita di pus giallo e denso. Dopo la rottura degli ascessi il cavallo normalmente inizia a riprendersi per guarire completamente nell’arco di qualche settimana. Tutti i cavalli possono essere infettati ma si riscontra maggiormente in cavalli giovani di età compresa tra gli uno ed i cinque anni. La malattia comporta un tasso di mortalità molto basso ma è necessario che il cavallo venga curato e tenuto a riposo fino a completa ripresa. La diagnosi si basa sull’analisi di tamponi nasofaringei, accertato il contagio l’animale deve essere tenuto in isolamento avendo cura di disinfettare tutto ciò che ne entra in contatto per evitare il diffondersi della malattia. Si può aiutare la maturazione degli ascessi con impacchi di acqua calda salata o pomate apposite, il veterinario può prescrivere inoltre una cura antibiotica e procedere con il drenaggio degli ascessi una volta maturi. Per aiutare il cavallo, che manifesta difficoltà a deglutire, si possono somministrare pastoni o beveroni al posto del tradizionale pasto. Il cavallo una volta guarito nella maggior parte dei casi risulta immune alla malattia per tutta la vita; da qualche anno è disponibile sul mercato un vaccino che però non è efficace nella totalità dei casi, tuttavia, gli animali vaccinati colpiti, manifestano una forma più leggera di infezione.

Arterite Vierale Equina (EVA)

L’arterite virale è una malattia conosciuta in tutto il mondo la cui diffusione appare fortunatamente piuttosto limitata. È causata dal virus dell’arterite equina e viene trasmessa principalmente per via venerea attraverso lo stallone infetto alla fattrice che può poi trasmetterla a sua volta per via respiratoria agli altri cavalli o attraverso il contatto con feti abortiti o altri prodotti del parto. È una malattia che impone l’obbligo di denuncia di ogni caso, sospetto o accertato, alle autorità competenti. I suoi sintomi sono molto variabili e simili a quelli di altre malattie (febbre, gonfiore della parte inferiore degli arti, letargia, depressione, inappetenza, congiuntivite, prurito, scolo nasale, gonfiore dello scroto o della ghiandola mammaria, diarrea e tosse) e si presentano anche casi asintomatici rendendone l’identificazione certa solo attraverso l’esame del sangue. Può causare aborto nelle fattrici gravide o la morte dei giovani puledri. Non c’è una cura ma solo la possibilità di vaccinare il proprio stallone adibito alla monta (in Italia però il vaccino non è approvato legalmente).

lunedì 18 aprile 2011

Anemia Infettiva Equina (AIE)

L’anemia infettiva è una malattia causata da un virus (Lentivirus) che si trasmette principalmente attraverso il sangue. Gli insetti ematofagi succhiano il sangue da un cavallo infetto e quando si posano su di un altro inoculano il virus in esso. Il virus tuttavia non può vivere a lungo in un insetto (che funge solo da agente veicolante) e si stima non sopravviva oltre i 15-30 minuti rendendo perciò il contagio ristretto a gruppi di cavalli vicini. Il virus si può anche trasmettere attraverso il latte materno dalla madre infetta al puledro, direttamente nell’utero da cavalla a puledro, con l’uso di materiale veterinario infetto e, possibilmente, attraverso lo sperma di uno stallone infetto. La malattia è conosciuta in tutto il mondo nonostante la sua diffusione dipenda molto dalle varie zone (principalmente calde ed umide) e, nella stessa Italia, sono state identificate zone più soggette rispetto ad altre in cui l’individuazione di capi colpiti è molto limitata o nulla. Ha un periodo di incubazione molto variabile che va da una settimana fino ai tre mesi e gli anticorpi sviluppati sono presenti una o due settimane dopo il contagio e rimangono nell’individuo durante tutto l’arco della sua vita. Si può sviluppare in una forma acuta in cui appaiono come sintomi febbre anche alta, depressione, inappetenza e, nei casi più gravi, la morte entro un mese; se l’animale riesce a superare questa fase si può avere uno sviluppo cronico nel quale compariranno edema (gonfiore di arti, addome, prepuzio), anemia (vengono distrutti i globuli rossi) e perdita di peso. In molti casi dopo alcune settimane vi è un apparente recupero dopo il quale però il cavallo presenta ricadute che lo rendono debole ed emaciato. In alcuni reni, cuore e fegato vengono danneggiati irreparabilmente fino alla conseguente morte. L’ultimo caso possibile è quello della presenza di soggetti asintomatici, nei quali non viene riscontrato alcun segno della malattia ma che sono comunque portatori e la possono perciò trasmettere. Purtroppo non esiste alcun vaccino per prevenire la comparsa dell’anemia infettiva (che colpisce anche asini e muli ma solo nella forma asintomatica) né alcuna cura. Le uniche alternative possibili sono quella del totale isolamento del soggetto colpito o la sua soppressione (in alcuni stati è obbligatoria l’eutanasia). L’unico modo per scoprire se il nostro cavallo è stato contagiato è tramite il Coggin’s test (obbligatorio per legge ogni due anni) nel quale il risultato sarà negativo se il cavallo è sano e positivo se il cavallo è infetto. Possono verificarsi casi di falso positivo nel caso in cui il puledro sano abbia acquisito gli anticorpi attraverso il colostro di madre infetta o un falso negativo se il cavallo infetto è stato testato in un periodo non sufficiente a sviluppare gli anticorpi dopo l’avvenuto contagio.

domenica 17 aprile 2011

Vaccinazioni

Un buon programma di prevenzione può evitare problemi dovuti alla contrazione di malattie, anche molto gravi, ed i relativi costi per effettuare una cura. Le principali vaccinazioni disponibili sono quella contro l’ influenza equina, il tetano e la rinopneumonite. Il ciclo di vaccinazioni parte con una prima inoculazione del vaccino per via intramuscolare seguita da un richiamo dopo un mese e quindi dal ripetere il vaccino con scadenza annuale. Per la rinopneumonite la copertura però non comprende l’intero anno e sarebbe meglio ripeterla a distanza di sei mesi una dall’altra. Nessuna di queste è obbligatoria per legge ma, nel caso in cui volessimo partecipare a gare, è necessario mostrare il passaporto con l’avvenuta vaccinazione antitetanica e contro l’influenza equina.
Influenza equina
È la malattia respiratoria a carattere virale probabilmente più diffusa che può colpire cavalli di qualsiasi età (anche se prevalentemente viene riscontrata in giovani soggetti di 2 o 3 anni) a causa di un virus. Si riscontrano casi in tutto il mondo tranne in Australia, Nuova Zelanda e Islanda che con un programma di prevenzione sono riusciti ad eliminarla. È estremamente contagiosa e la trasmissione può avvenire attraverso il contatto diretto con le secrezioni nasali oppure il contatto indiretto con finimenti o materiali infettati. Il periodo dell’anno in cui principalmente si manifesta è quello autunnale ed invernale e può essere causata da immunodepressione del cavallo o da sovraffollamento in scuderie in cui non vengono rispettate le norme igieniche tra le altre cause. I sintomi di solito comprendono quelli che possono essere i classici sintomi della nostra influenza: febbre alta, inappetenza, scolo nasale inizialmente trasparente che diventa poi spesso e purulento, fotofobia e lacrimazione, depressione. La malattia ha un periodo di incubazione molto breve che va dall’ uno ai cinque giorni e i sintomi tendono a scomparire già dopo 10 giorni (in alcuni casi si presenta però anche in forma asintomatica). A causa dell’elevata contagiosità è bene che il cavallo infetto venga isolato dagli altri e tenuto a riposo per almeno tre settimane; se così non fosse, il cavallo già di per sé debilitato, verrebbe esposto al rischio di sviluppare infezioni secondarie come polmonite o bronchite. La terapia consiste nell’utilizzo di farmaci antibiotici se la febbre persiste per più di tre o quattro giorni e sieri per puledri; è bene non vaccinare le fattrici dopo l’8 mese di gravidanza per il rischio di aborto. La vaccinazione preventiva viene spesso effettuata insieme a quella contro il tetano perciò una prima volta con un richiamo dopo un mese e poi a decorrenza annuale.
Tetano
È una malattia infettiva, che in più dell‘80% dei casi risulta mortale, non contagiosa. Il batterio responsabile del tetano si trova nel terreno ed in parte all’interno degli organismi; penetra di solito attraverso una ferita (specialmente se profonda) andando ad infettare l’animale nel caso in cui vengano a crearsi le giuste condizioni anaerobiche che gli permettono di produrre la tossina che attacca il sistema nervoso. Può rimanere dai 4 ai 20 giorni in incubazione e, di norma, prima si manifesta, più la situazione sarà critica. La vaccinazione non è obbligatoria ma vivamente consigliata non solo per i cavalli ma anche per tutte le persone che vi lavorano a stretto contatto, dal momento che il cavallo risulta tra gli animali il più esposto. I sintomi vanno dalla zoppia, all’incapacità di muoversi, febbre, spasmi dei muscoli facciali e quindi incapacità di nutrirsi e ipersensibilità ai rumori. L’ acqua ossigenata ha un lieve effetto antitetanico per cui può essere usata per pulire le ferite nell’immediato ma, se l’animale non è in regola con il programma di vaccinazioni, è bene chiamare subito il veterinario perché inoculi l’antitossina. Questa viene usata anche per i puledri appena nati e le fattrici non vaccinate in prossimità del parto ma ha una copertura momentanea. Per avere una copertura a più ampio spettro è bene effettuare una prima vaccinazione seguita da un richiamo ad un mese di distanza e quindi procedere con un piano annuale. Di norma viene eseguita insieme a quella contro l’influenza equina, i costi non sono elevati (specialmente se i vaccini vengono somministrati contemporaneamente a più cavalli il costo per capo può aggirarsi attorno ai 30 euro) e il vantaggio è notevole se pensiamo alle conseguenze a cui il nostro amico va incontro in caso di mancata vaccinazione.
Rinopolmonite
È una malattia molto contagiosa causata dall’ Herpes virus (EHV-1 ed EHV-4); può causare febbre alta, rinofaringite, laringotracheite, tracheobronchite, comparsa di tosse secca e scolo nasale, inappetenza, depressione, ingrossamento dei linfonodi, paralisi degli arti posteriori e aborto nelle cavalle. La trasmissione avviene per contatto diretto con le secrezioni o per via indiretta attraverso oggetti infetti. Il virus EHV viene distrutto facilmente con il calore ed i disinfettanti perciò una buona igiene è un punto di partenza verso la prevenzione. La diagnosi può essere fatta in laboratorio analizzando tamponi nasali e il sangue del cavallo che si sospetta sia stato colpito (in alcuni casi, soprattutto in cavalli anziani, è asintomatica). La terapia si basa sulla somministrazione di antibiotici e medicinali antivirali, il cavallo deve essere tenuto isolato dagli altri e tutto ciò che viene in contatto con lui deve essere pulito e disinfettato. Ogni focolaio deve essere denunciato alle autorità competenti. Il vaccino non fornisce una copertura totale ed è bene rifarlo con ricorrenza semestrale. Viene anche inoculato alle fattrici al 5 - 7 - 9 mese nelle quali però può provocare aborto (se tuttavia la fattrice gravida venisse a contatto con il virus e non fosse vaccinata il rischio di aborto sarebbe molto alto). Alcuni, nonostante vaccinino contro influenza e tetano, evitano la vaccinazione contro la rinopolmonite perché piuttosto forte e può portare qualche complicazione e reazione avversa.

sabato 16 aprile 2011

Box

Quando si decide di portare a casa il proprio cavallo una delle prime scelte da compiere sta nella struttura ed ubicazione del box. Che si opti per tenere il cavallo al prato o scuderizzarlo è comunque requisito indispensabile offrirgli un riparo sia per la stagione piovosa e fredda che per quella più calda. Se si decide di lasciare il cavallo al prato potrà essere presa in considerazione la costruzione di una capannina: con questo termine si identifica una struttura tendenzialmente in legno chiusa da tre lati e con un tetto a sovrastarla. Se siamo dotati di tempo, voglia e buona manualità possiamo reperire il materiale che ci serve e provvedere a costruirla noi stessi con qualche piccolo accorgimento: non dobbiamo lasciare chiodi sporgenti o schegge di legno con le quali il cavallo potrebbe ferirsi, niente spigoli vivi, trattiamo il legno usato per evitare che si rovini e marcisca, decidiamo la lunghezza e la larghezza volute a seconda anche di quanti animali dovranno trovarvi riparo (se convivono più cavalli nello stesso paddock allora teniamo anche presente di dotarla di un’apertura abbastanza grande per farne passare più di uno perché, ad esempio in caso di pericolo, potrebbero infilarsi dentro a razzo in più di uno rischiando di ferirsi). Qualche volta ho avuto modo di vedere in giro ripari fatti in lamiera o con fogli in plexiglass ma tendono a scaldarsi come dei forni in estate e riparare molto poco in inverno. La beverina deve essere di piccole dimensioni (possiamo scegliere tra plastica e ghisa) e viene posizionata in un angolo in fondo al box più o meno ad un metro di altezza. Nel caso in cui non volessimo invece mettere alla prova le nostre abilità nel fai da te possiamo rivolgerci ad una azienda produttrice (di norma chi produce box da interni li fa anche da esterno); lì potremo avere una ampia gamma di opzioni di diverse misure, forme e prezzo. Stesso discorso vale per il box: in commercio ne esistono per ogni gusto ed ogni tasca, più o meno personalizzabili, da interno, da esterno e via dicendo. Quelli da esterno tendono ad essere completamente in legno, spesso con una tettoia davanti per avere un po’ più di riparo in caso di pioggia mentre per l’interno la scelta è più diversificata. Se infatti già possediamo una struttura (un porticato, una vecchia stalla, un capannone, ecc) nella quale inserire i box possiamo scegliere tra: legno e ferro, completamente in legno, muratura. Per costruire un box in muratura è necessario richiedere i permessi in comune, sono praticamente indistruttibili ma, nella maggior parte dei casi, comportano una totale chiusura del box tranne che per la zona porta con finestrella. Li trovo piuttosto bui e un po’ claustrofobici, ma questa è una mia personale opinione, possono essere fatti delle dimensioni volute. Per quanto riguarda quelli prefabbricati in legno e ferro zincato possiamo scegliere tra una serie di misure disponibili. Un box di una giusta dimensione dovrebbe essere almeno 3,5x3,5 ma, purtroppo, di norma in giro se ne vedono di solito dai 2,x2,5 ai 3x3 di massima. Si può scegliere di avere il box completamente in legno oppure legno nella parte sottostante e ferro (con le classiche sbarre per intenderci) in quella superiore ( su tutti e quattro i lati, su uno solo, su tre o due a propria discrezione). Io preferisco il legno nella parte sottostante e sbarre nella totalità di quella superiore per un paio di ragioni che reputo importanti: i cavalli hanno modo di vedersi e annusarsi potendo socializzare tra loro e, in secondo luogo, mi dà l’idea di favorire una miglior circolazione di aria. Se avete particolari necessità per quanto riguarda l’altezza della struttura molte case di produzione vi possono fare i box su misura, potete scegliere i colori delle parti in ferro zincato (può essere lasciato “naturale” spendendo un po’ meno oppure colorato -in linea di massima - di rosso, verde o blu). Potete poi scegliere se fare installare il tutto dal personale (anche questo va conteggiato nel prezzo finale) oppure fare da soli. Le porte possono essere a battente o scorrevoli con chiusura con molla o chiavistello. Se poi invece volete destreggiarvi nell’intera costruzione, anche qui come per la capannina, potete armarvi di pazienza e buona manualità e costruire il vostro box. Se costruite anche una finestra con le sbarre ricordate che queste non devono essere troppo distanti tra loro per evitare che il cavallo vi infili un piede dentro rimanendo incastrato, la colorazione va necessariamente fatta con vernici atossiche (la presenza di piombo nelle vernici può dare origine ad una forma di avvelenamento detta saturnismo), l’intero box deve essere sostenuto da un’anima in metallo per renderlo più robusto ed il legno deve essere resistente e di buona qualità (i calci sono piuttosto comuni così come il grattarsi in maniera decisa contro le pareti), la finestra non deve essere troppo larga né troppo bassa perché il cavallo potrebbe cercare di saltarla e rimanere incastrato, evitiamo vetri alle finestre a meno che non siano infrangibili e protetti da una grata oppure posizionati dove il cavallo non possa arrivare. Per quanto riguarda l’illuminazione essa non deve essere diretta, nel caso in cui non vi fosse altra scelta allora è opportuno schermare le finestre e proteggerle con delle tende; sono da evitare inoltre le correnti d’aria, il soffitto dovrebbe essere alto a sufficienza da garantire una buona circolazione dell’aria ed i fili elettrici devono essere lontani dalla portata dei denti del cavallo. Il pavimento può essere pensato con una leggera inclinazione (un po’ più alto verso la porta) visto che la zona anteriore è quella dove il cavallo sosta più di frequente e si possono scegliere diversi materiali come il cemento (molto pratico da pulire e disinfettare ma freddo e scivoloso), l’asfalto (si deforma con il caldo) o la terra battuta (meno fredda del cemento favorisce anche un certo dreanaggio dell’urina).

Lettiera

I requisiti per avere una buona lettiera sono essenzialmente che essa offra un letto morbido con una buona capacità assorbente e che venga pulita con frequenza indipendentemente dal tipo che si possa scegliere. Altri requisiti di fondamentale importanza risiedono nel fatto che essa non deve essere appetibile per gli animali, essere il meno polverosa possibile, deve mantenere un giusto livello di umidità (se troppo secca lo zoccolo diventa secco e fragile se, al contrario, rimane troppo umida può causare la putrefazione del fettone), avere un prezzo contenuto ed essere di facile immagazzinamento e ridurre i tempi di gestione per l’uomo. Detto ciò si può scegliere tra una grande quantità di tipi differenti a seconda della propria disponibilità economica, del tempo che possiamo riservare alla sua cura e della praticità che caratterizza più o meno certi materiale. Nell’arco degli anni si sono sviluppate e provate diverse lettiere tra le quali vi sono la classica paglia, la paglia di lino, la lolla di riso, la canapa, il cocco, fogli di giornale sminuzzati, la segatura, la torba, strati di gomma, pellet ed infine il più diffuso truciolo. La lettiera può essere rifatta principalmente in due modi distinti: in un primo caso si lascia uno strato di fondo rimuovendo solo le feci in superficie creando una lettiera permanente mentre nel secondo si procede arieggiando quotidianamente il tutto e levando feci ed urina procedendo poi con l’aggiunta di nuovo materiale a seconda di quanto ne viene tolto. I fogli di giornale venivano usati un tempo per risparmiare denaro ma sono poco efficaci, non danno uno strato soffice a meno che non ne siano impiegati molti e se mangiati sono dannosi per la presenza di inchiostro. La segatura pone lo stesso problema dell’essere poco soffice a meno che non ne venga usata in grande quantità e per di più risulta molto polverosa. La paglia di lino è un elemento naturale al 100%, tende ad essere priva di polveri e facilmente compostabile così come la canapa che è totalmente biodegradabile; il mix di fibra e torba di cocco ha un alto potere di assorbimento, non è appetibile né polveroso ma, di contro, presenta un costo piuttosto elevato ed una lunga preparazione. La lolla di riso è facilmente reperibile, soprattutto al nord Italia dove è sempre stato un prodotto di scarto della lavorazione del riso difficile da smaltire, ha quindi un costo molto ridotto e non è putrescibile ma risulta dura, con pochissima capacità di assorbire e molto polverosa oltre che rischiosa se viene ingerita. Per garantire valori bassi di ammoniaca è necessario che vi sia uno strato di almeno 20-30 centimetri. La paglia è l’elemento più tradizionalmente usato ma, per quanto mi riguarda, implica tempi più lunghi rispetto al truciolo durante la pulizia, tende a puzzare di più ed è più difficile da immagazzinare oltre al fatto che i cavalli la mangiano in continuazione; deve essere di buona qualità, esente da muffe e polveri, cose non sempre possibili. Il più moderno truciolo è l’opzione più gradita in molte scuderie per diversi fattori: è piuttosto veloce rifare la lettiera anche non scegliendo l’opzione di una lettiera permanente, ha grandi capacità assorbenti, forma uno strato morbido e confortevole, viene di solito usato quello essiccato, depolverato e ventilato per ridurre al minimo la presenza di polveri; ha un buon effetto di isolante termico ed è di facile stoccaggio dal momento che si presenta in ballette confezionate sottovuoto da 20 o 25 chili (di contro però ha un prezzo medio-alto). Può essere di faggio o pino con trucioli più o meno larghi. Gli si possono aggiungere dei microrganismi in polvere, chiamati enzimi, che servono a scindere l’ammoniaca dell’urina eliminando i cattivi odori e formando uno strato di fondo permanente della lettiera che comporta perciò un minor tempo di manutenzione e minori costi. Per far sì che funzionino bisogna però seguire quelle che sono le istruzioni al fine di creare un ambiente nel quale gli enzimi possano lavorare al meglio.
Ultimamente si sono sviluppate delle lettiere in pellet: in America pare che il loro utilizzo vada per la maggiore e siano molto funzionali, non le ho mai viste applicare né io l’ho fatto perciò posso solo riferire per sentito dire o per ciò che ho letto. Il pellet viene fatto pressando truciolo o paglia, pare che abbia una grande capacità assorbente e sia esente da polveri, dovrebbe garantire un minor spreco di materiali e avere il vantaggio di non attaccarsi ai crini o alle attrezzature come il truciolo, una volta posizionata la lettiera risulta molto morbida e confortevole e vengono forniti in sacchi da 20 -25kg e dovrebbe essere disponibile durante tutto l’anno. La preparazione del box dovrebbe essere simile alle altre disponendo una base di alcuni sacchi di pellet che vengono quindi bagnati con acqua (possibilmente con un getto a spruzzo) che viene velocemente assorbita e quindi con una forca si procede a posizionare il tutto. In seguito dovranno essere rimosse feci ed urina ed una volta alla settimana si procederà con reintegrare il pellet con l’aggiunta di un sacco. Il costo è più contenuto rispetto ad alcuni degli altri materiali anche grazie al minore scarto. Un difetto può essere quello che, avendo una grande assorbenza, le parti da togliere possono risultare più pesanti rispetto agli altri materiali impiegati. Infine la gomma. Dei grossi fogli di una gomma studiata appositamente a volte vengono posizionati a terra; tali rivestimenti hanno la funzione di assorbire gli urti e rendere la pavimentazione antisdrucciolo e isolata dal freddo, sono facili da lavare e vengono eliminate solo le fiante perché l’urina dovrebbe essere drenata e basta l’aggiunta di pochissimo truciolo. Quelli che ho avuto modo di vedere non drenavano particolarmente (ma questo può dipendere dalla casa produttrice o dal materiale usato) e il box mi sembra meno “accogliente” di una soffice lettiera in paglia o truciolo ma parliamo strettamente di opinioni personali. Hanno inoltre un costo piuttosto elevato che però uno dovrebbe ammortizzare nel tempo con un minor investimento per comprare la lettiera.
Ci sono alcuni casi in cui non c’è molta possibilità di scelta: nel caso di una cavalla in procinto di partorire la lettiera lettiera dovrà essere necessariamente in paglia perché in questo modo vi saranno meno rischi per il piccolo di inalare piccoli pezzi di truciolo o segatura.

Acronimi

Un acronimo consiste in una sigla che rappresenta l’abbreviazione di una serie di parole che vengono lette di seguito a formarne una unica. Spesso si ritrovano quando parliamo di determinate razze o associazioni e sono ormai entrati nell’uso comune. Eccone di seguito alcuni esempi:
Razze equine
P.S.A.: purosangue arabo
P.S.I.: purosangue inglese
P.R.E.: pura raza española
S.I.: sella italiano
T.P.R.: tiro pesante rapido
A.A.S.: anglo arabo sardo
K.W.P.N.: koninklijk warmbloed paard federando (cavallo a sangue caldo olandese)
I.S.H.: Irish Sport Horse
P.S.O.: Purosangue Orientale
Concorsi
P.T.: Performance Test
C.S.I.: Concorso di Salto Ostacoli Internazionale
C.S.I.O.: Concorso di Salto Internazionale Ufficiale
C.A.G.C.: Circuito Addestrativo Giovani Cavalli
Associazioni
F.I.S.E.: Federazione Italiana Sport Equestri
F.I.T.E.T.R.E.C.: Federazione Italiana Turismo Equestre ed Equitazione di Campagna
A.N.T.E.: Associazione Nazionale Turismo Equestre
L.I.S.E.: Lega Italiana Sport EQuestri
U.N.I.R.E.: Unione Nazionale Incremento Razze Equine
A.I.P.R.E.: Associazione Nazionale Pura Raza Española
A.I.A.: Associazione Nazionale Allevatori
A.P.A.: Associazione Provinciale Allevatori
F.E.I.: Federazione Equestre Internazionale
A.S.D.: Associazione Sportiva Dilettantistica
A.Q.H.A.: American Quarter Horse Association
A.I.Q.H.: Associazione Italiana Quarter Horse
A.N.I.E.: Associazione Nazionale Istruttori di Equitazione
I.I.I.: Istituto di Incremento Ippico
H.I.: Haflinger Italia
C.T.E.: Confederazione Tecnici Equiturismo
B.H.S.: British Horse Society
C.S.A.I.: Centri Sportivi Aziendali ed Industriali
A.I.P.E.: Associazione Italiana per la Protezione degli Equini
A.N.F.: Associazione Nazionale Fantini
A.N.A.C.T.: Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Trottatore
E.N.C.A.T.: Ente Nazionale Corse Al Trotto
A.N.A.M.: Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Maremmano
C.O.N.I.: Comitato Olimpico Nazionale Italiano
A.W.H.A.: Australian Warmblood Horse Association
C.S.H.A.: Canadian Sport Horse Association
A.W.R.: American Warmblood Registry
A.H.H.A.: American Holsteiner Horse Association
D.W.B.: Danish Warmblood Society
S.W.B.: Swedish Warmblood Association
A.N.A.CA.S.P.E.S: Associazione Nazionale Allevatori Cavallo Salernitano Persano Sportivo
G.I.A.: Gruppo Italiano Attacchi
A.N.C.C.E.: Associazione Nazionale Concorso Completo di Equitazione
A.E.S.: Anglo European Studbook
G.I.D.: Gruppo Italiano Dressage
E.R.D.: Equitazione Ricreativa per Disabili
Altri acronimi:
D.P.A.: Destinazione Per uso Alimentare
C.R.: Comitato Regionale
D.E.R.: Dermatite Estiva Recidivante

Dermatite Estiva Recidivante (D.E.R.)

La dermatite estiva recidivante è causata da una reazione allergica al morso di piccoli insetti della famiglia dei Culicoides; come reazione alla saliva iniettata con il morso, il sistema immunitario del cavallo attacca accidentalmente alcune delle cellule della sua pelle. Si è evidenziato che essa può interessare cavalli in tutto molto, tuttavia alcuni sembrano maggiormente predisposti rispetto ad altri ed una sola puntura può dare inizio ad un circolo vizioso in cui l’ animale, a causa del prurito, inizia a grattarsi infiammando ulteriormente la zona. Non necessariamente tutti gli individui di uno stesso gruppo la manifestano e pare esserci una sorta di ereditarietà nella sua diffusione. Possono esserne colpiti i cavalli di ogni razza ed età, di norma vengono segnalati i primi casi già tra i due ed i quattro anni; la DER ha la caratteristica di essere stagionale e ripresentarsi ogni anno in primavera, spesso però in forma più forte della volta precedente, per scomparire in autunno; non è contagiosa. Partendo dal prurito le zone interessate si riempiono di croste e papule che si infettano facilmente con conseguente perdita di pelo. Le manifestazioni più evidenti si hanno alla base della coda e sul collo ma la reazione allergica può estendersi a tutto il corpo. La forma può essere più o meno grave, in alcuni casi i crini si spezzano completamente a seguito del continuo grattarsi e vaste zone presentano alopecia, l’irritazione poi è tale da rendere il cavallo molto nervoso, si sdraia e si alza continuamente o si rotola di frequente per alleviare il prurito; può risultare anche difficoltoso sellarlo e lavorare serenamente. Non esiste in realtà una cura valida al 100% contro questa forma allergica, più che altro si può pensare di attuare una prevenzione volta a ridurre al minimo l’esposizione dei cavalli affetti ai Culicoides. Questi insetti risultano essere più numerosi all’alba e al tramonto mentre scompaiono durante la giornata; prendiamo perciò in considerazione di non far uscire i cavalli al paddock in tali orari; proteggiamoli con coperte apposite e maschere antimosche per la faccia, usiamo repellenti contro gli insetti (in realtà non molti hanno una grande efficacia e devono essere per di più usati molto spesso perché evaporano velocemente), evitiamo le zone umide o con acqua stagnante, muniamoci di zanzariere in scuderia o ventole per muovere l’aria (sembra che la loro presenza sia notevolmente ridotta o assente quando c’è vento), gli unguenti naturali in commercio possono alleviare il prurito e sembra che gli insetti non riescano a superare lo stato oleoso che creano, tuttavia alcuni contengono sostanze che possono essere irritanti come l’olio di eucalipto o quello dell’albero del tè ed è perciò meglio provarli preventivamente in una zona ridotta, ad esempio del collo, per vedere che reazione comportano. L’uso di medicinali di tipo steroideo non risolve la situazione ma allevia semplicemente il prurito, è comunque una soluzione da utilizzare solo a breve termine e nei casi più gravi perché purtroppo può avere pericolosi effetti collaterali (laminite in primis).