giovedì 31 marzo 2011

Problemi e complicazioni dopo il parto

Spesso la cavalla partorisce durante la notte senza ricevere alcun tipo di assistenza e tutto si risolve velocemente e senza problemi ma purtroppo ci sono una serie di complicazioni che possono seguire questo momento e di cui è bene essere informati. Nel caso in cui si verificasse una qualsiasi delle seguenti condizioni è consigliabile contattare subito il veterinario.
La placenta deve essere espulsa in un tempo relativamente breve che va dalla mezz’ora alle tre ore massimo e deve essere conservata in modo che il veterinario possa controllarla. In caso però questa venga ritenuta deve essere rimossa manualmente o bisogna fare in modo che la cavalla la espella poiché può causare laminite, setticemia, endometrite e, addirittura, la morte. È più comune dopo un aborto o una lunga gestazione, i sintomi possono essere simili a quelli di una colica di media entità dato che le contrazioni causano dolore.
I casi di emorragia sono riscontrati più comunemente nelle cavalle al di sopra dei 12 anni e possono aversi subito dopo il parto o nei 2 o 3 giorni successivi. I sintomi non sempre sono chiari ed evidenti ma si possono riscontrare respiro affannato, aumento della frequenza cardiaca, debolezza, sudore, mucose pallide. Se non si interviene può essere fatale.
Il collasso uterino è una condizione piuttosto rara che può seguire la ritenzione della placenta e causare una emorragia anche mortale.
Metrite: può riscontrarsi dal primo al decimo giorno seguente al parto e una causa può essere nuovamente la ritenzione della placenta. Sintomi sono mancanza di appetito, febbre, respiro affannoso e polso rapido, mancanza di latte, genitali gonfi ed infiammati e liquido acquoso rosso che fuoriesce dalla vulva. Dura dai due ai sei giorni e la cavalla può riaversi o morire.
Lacerazioni e contusioni: possono essere di piccola o media entità e rimarginarsi da sole ma in caso contrario e se non fossero ancora guarite dopo venti o trenta giorni è necessario che vengano suturate.
Attacchi di laminite si possono verificare nei primi giorni a seguito del parto, è bene tenere sempre sotto controllo la temperatura dei piedi.
La mancanza di latte è un problema molto serio che può pregiudicare la vita del puledro: munirsi di colostro e somministrarlo il prima possibile al piccolo; se il problema invece risiede nella mancata accettazione del puledro da parte della cavalla è bene tranquillizzare la fattrice e mungerla per poter somministrare il colostro. È una situazione che si presenta più comunemente nelle primipare o in cavalle giovani e che si manifesta anche con comportamenti molto aggressivi per cui è bene prestare attenzione.

Il parto


puledro con qualche ora di vita
Durante quasi tutto il periodo della gestazione può essere necessario verificare lo stato di salute della mamma e del piccolo con visite veterinarie o ecografia. È importante che il mese prima della data prevista si vada a controllare se la posizione del puledro è giusta (testa e anteriori rivolti verso l‘esterno) o meno. Se la posizione è corretta difficilmente cambierà nell‘arco degli ultimi trenta giorni. Un’ecografia può anche aiutare a capire se si tratta di un parto gemellare (piuttosto raro) o meno. Ci accorgeremo del tempo mancante al termine della gestazione in primo luogo osservando le mammelle. Queste iniziano a gonfiansi durante l‘ultimo mese e poche ore prima del parto si può notare il latte che ne fuoriesce (se è in grande quantità dovrà essere raccolto e congelato per essere poi dato al puledro). Determinare lo stadio di una gravidanza solo osservando come ingrassa la cavalla non è un buon metodo dal momento che, specialmente se è primipara, potrebbe notarsi un marcato aumento di peso solo nelle ultime settimane. Una volta determinato di essere pronti al parto bisognerà cambiare la lettiera del box in favore di una in paglia (se usiamo altro), lo strato deve essere alto e soffice. Si predilige la paglia perché è meno pericolosa per il piccolo in quanto potrebbe inalare truciolo o segatura, assorbe molto, dà volume ed è meno pericolosa anche per la mamma poiché gli altri tipi di lettiera potrebbero causare più facilmente infezioni all’apparato genitale. Sarebbe meglio se l’animale venisse controllato durante il parto -anche se non fisicamente per mezzo di una telecamera ad infrarossi- per essere pronti ad intervenire in caso di necessità. In caso si svolgesse tutto naturalmente, senza bisogno di aiuto in meno di una mezz’ora la fattrice avrà dato alla luce il piccolo. Può accadere che non si rompa la sacca allora dovremmo procedere noi stessi a farlo per permettere al nuovo nato di respirare mentre il cordone ombelicale si staccherà da solo una volta che il puledro si alzerà in piedi. Se siamo in periodo invernale asciughiamo il piccolo con degli asciugamani puliti e morbidi facendo però molta attenzione ad entrare nel box, perché non tutte le cavalle reagiscono allo stesso modo, e interferendo il meno possibile tra mamma e piccolo.

L'infertilità

Non sempre è facile ingravidare una cavalla e sono molteplici i fattori che vanno a concorrere e a causare l’infertilità ed il mancato concepimento oppure il riassorbimento dell’embrione. L’infertilità può essere causata dalla mancanza del ciclo come dalla morte precoce dell’embrione dopo la fecondazione o da cellule uovo che vengono prodotte ma non fertilizzate dagli spermatozoi. Durante il periodo di anestro invernale chiaramente risulta impossibile il concepimento che potrebbe essere ugualmente difficile nei mesi di transizione tra inverno e primavera. Allo stesso modo è bene assicurarsi che la mancanza del ciclo estrale non sia riconducibile ad una gravidanza già in atto: se iniziassimo le cure per indurre l’estro la cavalla abortirebbe. Problemi più complessi possono riguardare anomalie cromosomiche, tumore alle ovaie o un’infiammazione delle pareti dell’utero causata da batteri introdotti durante l’accoppiamento o per contaminazione via urina o feci. L’endometrite è più comune in cavalle anziane che hanno partorito più volte e può causare anche la morte prematura del feto ma può essere anche portata dal seme stesso sia che la fecondazione avvenga in modo naturale che via inseminazione artificiale. Se il problema non viene risolto nei giorni immediatamente successivi la fecondazione, l’embrione non potrà sopravvivere; in tali casi è bene che si riduca al minimo il numero di salti (non più di uno possibilmente) e un monitoraggio costante. La presenza di cisti può ostruire la strada agli spermatozoi che non riescono così raggiungere l’uovo e fecondarlo ma non nella totalità dei casi la loro presenza rende sterile la cavalla. Infine l’anestro da lattazione può comparire dopo il parto in special modo quando questo avviene tra febbraio e aprile. Superato il calore da parto il ciclo riprenderà normalmente 60 o 90 giorni dopo.
Ulteriori cause di infertilità possono essere legate ad una tempistica sbagliata durante le operazioni di inseminazione, ossia procedere con troppo anticipo o in ritardo in relazione al momento dell’ovulazione. Per ovviare a tali inconvenienti è opportuno controllare periodicamente la fattrice e monitorarla o stimolare l’ovulazione in modo da avere la maggior possibilità di riuscita possibile.
In ultimo, vi è la possibilità che ad essere poco fertile sia lo sperma prelevato che può aver perso qualità durante la raccolta o il trasferimento.

mercoledì 30 marzo 2011

Ingravidare una cavalla

Spesso la cavalla viene fatta coprire ancora seguendo la vianaturale,tuttavia oggigiorno ha preso molto piede linseminazione artificiale con seme fresco, refrigerato o congelato. Questultima tecnica permette luso del seme di stalloni senza dover sottoporre i cavalli a viaggi lunghi o stressanti e senza alcun rischio per il cavallo, che non sempre viene accettato di buon grado dalla fattrice, correndo quindi il rischio di ferirsi. Inoltre è in questo modo possibile far ingravidare la propria cavalla con il seme di uno stallone qualitativo ma molto lontano dalla propria sede, senza contare che le richieste per il seme di stalloni che hanno avuto molti risultati in gara possono essere tante e non si riuscirebbe a far fronte a tutte a meno che non si voglia far viaggiare continuamente il cavallo, con tutti i rischi che ne conseguono. Ulteriore vantaggio sta nel fatto che con un unico prelievo di sperma si possono ingravidare più cavalle in quanto, una volta prelevato il seme, si procede con lanalisi individuando gli spermatozoi attivi; a seconda della loro quantità si suddivide il campione in una o più dosi (di norma al massimo cinque) il seme pronto per essere refrigerato (alla temperatura di 5 gradi ed inviato a destinazione entro le 24 ore) o congelato. La congelazione non è però sempre possibile poiché il processo a volte risulta essere nocivo per il materiale seminale ed è necessario un monitoraggio costante della fattrice per poter attuare linseminazione al momento opportuno poiché il seme congelato può essere meno fecondante rispetto a quello refrigerato o fresco. Il tasso di monta può variare di molto a seconda della genealogia e dei risultati ottenuti in gara dallo stallone.In ultimo si può sentire parlare di embryo transfer, ovvero lovulo fecondato viene prelevato dalla cavalla per essere impiantato in una madre surrogata che porterà a termine la gravidanza. Viene utilizzato nei casi di cavalle con problemi quali il riassorbimento del feto o altre impegnate in attività agonistica che così hanno la possibilità di figliare senza tuttavia mettere da parte la carriera. E’ una pratica molto costosa e le cavalle donatrici devono essere accuratamente selezionate e, allo stesso modo,la cavalla nella quale verrà impiantato l’embrione dovrà godere di ottima salute ed essere possibilmente giovane. L’embrione viene quindi prelevato, controllato e impiantato in maniera chirurgica o usando uno speciale attrezzo (oggi più comune che l’impianto chirurgico).
Qualsiasi sia la nostra scelta, una volta ingravidata la cavalla la gestazione durerà approssimativamente 11 mesi al termine dei quali verrà alla luce il puledrino. Una volta avvenuto ciò si può decidere di ingravidarla nuovamente subito durante il così detto “calore da parto” (14 giorni circa dopo il parto) o al calore successivo.

La riproduzione

I cavalli sono riproduttori stagionali: le cavalle infatti alternano una fase di anestro in cui non sono feconde (di norma durante il periodo invernale che va a novembre a gennaio in cui non vanno in calore) ad una fase fertile nei mesi estivi e primaverili intervallati da un periodo di transizione nel passaggio dall’anestro all’estro in febbraio e marzo in cui il ciclo potrebbe non essere regolare. Il ciclo ha una durata media di 21 giorni e l’estro va dai 5 giorni ad una settimana con l’ovulazione situata indicativamente 24-48 ore prima della fine dell’estro. L’ inizio del periodo fertile corrisponde alla quantità di ore di luce giornaliere, in alcuni casi per indurlo precocemente le fattrici vengono esposte a luce artificiale, tuttavia l’esposizione non deve superare le 16 ore altrimenti c’è il rischio che il ciclo non abbia luogo. I segnali che si possono notare in una cavalla in calore sono i seguenti: ripetuti nitriti per chiamare lo stallone, irrequietezza, urina frequentemente, presenza di muco vaginale, coda alzata e “lampeggiare” della vulva.
La nutrizione gioca un ruolo importante nella fertilità di fattrici e stalloni: entrambi devono essere in buone condizioni di salute, seguire una dieta bilanciata e, se necessario, completata con l’assunzione di integratori per favorire la fertilità ed incrementare l’ovulazione.

martedì 29 marzo 2011

cavallo mono e criptorchide

Un cavallo viene definito monorchide quando avviene la formazione di un unico testicolo all’interno della sacca dello scroto mentre è criptorchide quando entrambi i testicoli (criptorchidismo bilaterale) o uno solo (monolaterale) vengono ritenuti all’ interno della cavità addominale o del canale inguinale. Statisticamente si è notata una prevalenza di criptorchidismo inguinale quando ad essere ritenuto è il testicolo di destra, se, invece, a non scendere è quello di sinistra di solito questi si trova nella cavità addominale. È più frequente riscontrare casi di criptorchidismo rispetto che di monorchidismo che risulta essere più raro. Non vi è una regola secondo la quale alcune razze siano più colpite rispetto ad altre, tuttavia si riscontra una maggior frequenza di casi in soggetti Quarter Horse o Percheron. Il testicolo ritenuto è più piccolo rispetto al normale e, probabilmente, la maggior temperatura del corpo fa in modo che non produca spermatozoi da qui quindi la sterilità del criptorchide bilaterale; il monorchide è invece a tutti gli effetti capace di riprodursi. La causa di ciò è in realtà sconosciuta; si propende, tuttavia, a pensare che sia di origine genetica e quindi una condizione ereditaria: per tale ragione viene sconsigliato l’uso di tali animali a scopo riproduttivo. La discesa dei testicoli tendenzialmente avviene durante lo sviluppo del feto; se questi non sono ancora visibili nel puledro ad un mese dalla nascita con ogni probabilità questo non accadrà successivamente ma non è una regola: in alcuni casi ciò è avvenuto attorno ai 2 - 3 anni.
Non sempre è facile effettuare una diagnosi: al di là infatti del caso in cui si sia assistito alla nascita del puledro, e quindi seguito questo nel suo sviluppo, negli altri casi possono sorgere dei dubbi. Ad esempio se si è comprato un cavallo come castrone ma questi manifesta un comportamento tipicamente da stallone con una elevata aggressività ed un comportamento dominante possiamo trovarci di fronte ad un criptorchide bilaterale o ad un unilaterale castrato solo parzialmente. Per scoprirlo è necessaria quindi una visita nella quale il cavallo verrà sedato per mantenerlo il più tranquillo possibile, verrà cercata traccia di cicatrice riconducibile ad una castrazione unilaterale, effettuata la palpazione dello scroto e del canale inguinale ed eventualmente fatto un esame rettale se dalla palpazione non si è evidenziato nulla. Occasionalmente si può ricorrere anche alla misurazione del livello di testosterone che risulta essere alta negli stalloni e un po’ più bassa -ma simile- nei criptorchidi. L’ uso degli ultrasuoni è un altro metodo di diagnosi affidabile, sicuro ed efficace.
Una volta assicurati su quale sia la condizione del cavallo si possono intraprendere alcune vie: innanzi tutto la castrazione. È consigliabile, essendo probabilmente un fattore genetico a determinare casi di questo tipo, che il cavallo venga sterilizzato. Viene praticata sia in anestesia generale che con il cavallo in piedi e solo sedato (se la sua indole lo permette e se stiamo parlando di un monorchide), viene quindi inciso ed estratti i testicoli. È bene che anche nel caso in cui sia avvenuta la sola discesa di un testicolo vengano eliminati entrambi e non sono quello visibile per evitare che successivamente venga scambiato per castrone. Inoltre il o i testicoli ritenuti hanno una maggior probabilità di sviluppare un tumore (patologia piuttosto rara invece nel cavallo con un loro normale sviluppo). Nella maggioranza dei casi non vengono riscontrati problemi nel post-operatorio e l’ospedalizzazione ha una durata di media di cinque giorni nei quali vengono effettuate una terapia antibiotica ed una con antinfiammatori. Altra soluzione può essere quella di intervenire anziché con la chirurgia tradizionale per via laparoscopica evitando così il rischio dell’anestesia totale; permette inoltre una più facile localizzazione del testicolo ritenuto ed una ripresa più veloce ma di contro ha un costo maggiore ed è necessario l’intervento di un chirurgo esperto per evitare complicazioni.
Ultima scelta può essere quella di applicare una terapia a base di testosterone per fare in modo che il testicolo ritenuto scenda ma, oltre agli effetti collaterali che questa può avere, è valida solo in alcuni casi in cavalli giovani. Può essere usata in alternativa la fitoterapia ma i risultati non sono sicuri.

lunedì 28 marzo 2011

La castrazione

La castrazione è una pratica non di recente invenzione: già in tempi antichi infatti si andava in guerra con gli stalloni, più aggressivi e coraggiosi, mentre per il lavoro nei campi si optava spesso per un cavallo più mansueto e facile da gestire. Chiaramente la pratica della castrazione ha subito molte modifiche da quei tempi e si è evoluta unitamente alla medicina veterinaria rimanendo comunque molto usata. Le ragioni per cui si può ricorrere a ciò sono molteplici e dipendono molto dall’animale come dal suo proprietario. Gli stalloni, come detto sopra, sono animali spesso più aggressivi, tanto nei confronti dei loro simili che dell’uomo (nonostante non sia una regola ed esistano razze a sangue freddo nelle quali è comune mantenere i maschi interi grazie al loro equilibrio mentale ed alla loro mansuetudine), sono di più difficile gestione specialmente se in vicinanza vi sono cavalle in calore e non sempre sono adatti ad una vita a stretto contatto con gli altri a causa della loro forte libido. Alcuni sono più difficili da gestire montati perché tendono ad essere molto dominanti e vogliono imporsi sul cavaliere (impennate e sgroppate sono tra le loro difese più comuni), altri invece diventano meno gestibili da terra (anche qui spesso il vizio di impennarsi li rende pericolosi), mordono e calciano. Una giusta gestione dello stallone e l’educarlo fin da giovane può ovviare a molte di queste problematiche ma è difficile da mettere in pratica a meno che non si abbia una buona competenza ed esperienza: l’improvvisazione può arrecare danni a noi come a loro, essendo i loro comportamenti spesso imprevedibili. I vantaggi della castrazione comportano normalmente un abbassamento della libido e la riduzione dell’aggressività essendo rimossi i testicoli che sono la parte in cui viene principalmente prodotto l’ormone responsabile di tali comportamenti. Se però viene fatta in tarda età, o comunque quando si è già sviluppata la tendenza a comportarsi in maniera aggressiva, allora sarà più difficile che si annullino completamente ma, nel tempo, dovrebbero subire una riduzione.
Nonostante sia un’ operazione definita “di routine” non deve essere sottovalutata perché comporta i rischi di un qualsiasi intervento. Tradizionalmente viene effettuata nel puledro attorno ai due anni ma non c’è un’età limite in un senso o nell’altro. Può avvenire anche molto prima o molti anni dopo, spesso a causa dell’insorgenza di problemi come un’ernia inguinale, un tumore testicolare, casi di monorchidismo o criptorchidismo o ingovernabilità dell’animale. Il periodo migliore per farla è quello di primavera o autunno per evitare il fango ed il freddo invernale e la polvere, il caldo e le mosche estive (che possono veicolare pericolose infezioni). Se messa in pratica in autunno probabilmente i comportamenti da stallone saranno già scomparsi la primavera successiva mentre nel caso in cui si decida per la primavera potrebbe essere necessario attendere fino all’anno seguente.
Prima dell’operazione va fatta una visita preventiva per assicurarsi sulle condizioni di salute generali dell’animale, viene fatta una palpazione dei testicoli, esami del sangue e si controlla che si sia in regola con le vaccinazioni, in special modo con quella antitetanica. A questo punto si sceglie per il procedimento da seguire: in clinica o in scuderia. In alcuni casi come quelli di criptorchidismo, di tumore, ernia o di un cavallo con più di tre anni in cui i testicoli siano di grandi dimensioni, l’unica opzione sta nel trasferimento in clinica dell’animale. Può essere effettata con cavallo in piedi o sdraiato; nel caso di piccoli pony necessariamente verrà fatta con l’animale sdraiato perché, a causa delle dimensioni ridotte, il veterinario non riesce altrimenti a farla. Quando si procede facendola in scuderia allora il soggetto viene sedato, se deve essere anestetizzato è necessario che vi sia uno spazio sicuro, pulito e libero da polvere e fango dove poter far sdraiare il cavallo senza che si faccia del male. Entrambe le opzioni presentano vantaggi e svantaggi: se l’operazione viene fatta in clinica sarà più costosa ma più sicura ma presenta il rischio di un’anestesia generale; quella in piedi comporta in realtà più inconvenienti per il veterinario che non per il cavallo perché deve essere fatta solo se l’animale è molto tranquillo e ben addestrato (non adatta quindi per puledri molto giovani).
La rimozione di entrambi i testicoli avviene attraverso un’incisione sullo scroto: una volta fatto ciò si può procedere in due sensi ovvero suturando la ferita (ma ciò viene fatto solo nel caso in cui si proceda con l’animale sdraiato e in clinica) oppure lasciandola aperta. I rischi di infezione con una ferita aperta sono maggiori ma permette un miglior drenaggio e un minor gonfiore post-operatorio; nel caso si proceda con la chiusura invece si evita il rischio di discesa dell’intestino e l’emorragia ma si impiega più tempo (una ventina di minuti contro i dieci nel caso di ferita lasciata aperta). Le complicazioni sono piuttosto rare in entrambi i casi tuttavia bisogna essere coscienti della loro possibile comparsa: emorragia, gonfiore eccessivo, ernia (molto pericolosa ma rara), infezione, peritonite e, non ultimo, il rischio che comporta ogni anestesia generale. Una limitata emorragia nell’ora seguente l’intervento ed un certo gonfiore sono comunque normali. Nei primi giorni l’edema viene controllato grazie ad impacchi di acqua fredda -che mantengono anche la ferita pulita- e facendo camminare e trottare l’animale almeno due volte al giorno per una ventina di minuti per un paio di settimane. Se lasciato libero al paddock bisogna assicurarsi che l’animale faccia del movimento, altrimenti occorre comunque muoverlo alla corda. È bene che la ferita si rimargini dall’interno verso l’esterno perché, se avvenisse il contrario, non avrebbe possibilità di spurgare causando gonfiore, dolore ed infezione e dovrebbe essere nuovamente aperta. Normalmente la ferita si rimargina in una paio di settimane se chiusa mentre, se aperta, potrebbe essere necessaria una settimana in più. Subito dopo l’operazione è bene che il cavallo non mangi per un’ora circa e rimanga in un box con una soffice lettiera pulita (preferibilmente di paglia) per 24 ore per riaversi. L’animale deve essere tenuto comunque lontano dalle femmine per alcune settimane perché perda gli atteggiamenti da stallone che potrebbero causare ferite a lui o agli altri animali; inoltre possono esserci residui di sperma dopo l’operazione che, seppur in maniera remota, lo renderebbero capace di ingravidare una cavalla.

domenica 27 marzo 2011

La tosatura

inizio tosatura

La tosatura è un aiuto utile quando i cavalli vengono montati anche in inverno: ci permette infatti di velocizzare le operazioni di pulizia prima del lavoro e quelle di asciugatura alla fine. Il cambio del pelo, che avviene indicativamente verso la fine di ottobre -ma è molto soggettivo e dipende dalla temperatura nella zona in cui viviamo- permette al nostro amico di rimanere caldo e protetto durante i mesi invernali grazie alla folta pelliccia che prende il posto del pelo fine estivo. Lavorando però il cavallo tenderà a sudare molto e asciugarlo sarà un’ impresa. Per questa ragione spesso si ricorre alla tosatura se i cavalli sono in lavoro. Prima di iniziare il cavallo deve essere strigliato e pulito: più riusciremo a togliere polvere e sporco, meno difficoltà avremo al momento di tosare. Coda è criniera è bene vengano legate o intrecciate evitando così spiacevoli inconvenienti. Le zone più sensibili sono quelle degli arti (in special modo dal ginocchio in giù dove non vi è presenza di muscolo) e della faccia. Se uno vuole fare anche queste zone è meglio munirsi di una tosatrice con una testina più piccola rispetto a quella classica. Normalmente si parte dalla spalla: non tutti i cavalli reagiscono allo stesso modo: c‘è chi si butta per terra e chi quasi si addormenta (come la mia cavalla), comunque se non conosciamo l’animale è bene fare sempre attenzione ed avvicinare la tosatrice con calma in modo che possa abituarsi al rumore e poi iniziare. Tutte le operazioni vanno svolte nel senso contrario del pelo, occhio quindi a spighe e remolini. La zona dietro la spalla è piuttosto sensibile come anche quella della grassella, attenzione perciò a non pizzicare la pelle. Ogni dieci minuti è bene fermarsi un attimo per evitare che si surriscaldi troppo la tosatrice, riposare e dare una pulita alle lame e levare i residui di pelo. Possiamo a questo punto scegliere che tipo di tosatura utilizzare:
Completa: il cavallo viene completamente tosato (tosare anche la zona della sella può essere controproducente perché lo sfregamento del sottosella quando ricresce il pelo potrebbe irritare l’ animale.
Da caccia: non vengono tosati faccia, arti e zona della sella
A coperta: viene lasciato il pelo sugli arti e sulla schiena fino ai reni mentre vengono tosati pancia e collo. È una tosatura molto utile nel caso in cui il cavallo svolga un lavoro leggero: le parti più soggette a sudare sono tosate ma i reni rimangono riparati.
Ognuno può poi personalizzare a proprio piacimento il lavoro aggiungendo note musicali, stelle, cuori, iniziali del nome, saette, scacchiera, fiori e disegni più complessi per i più arditi (di norma sulla coscia), che vengono fatti non tosando la parte interessata.

sabato 26 marzo 2011

Le coperte

In commercio esiste una quantità di coperte da far impallidire chiunque e possiamo trovarci davanti ad una scelta difficile se arriviamo impreparati in selleria dove ci verranno elencate le mille e una caratteristiche di ogni modello di ultima generazione che non deve assolutamente mancare in ogni scuderia che si rispetti e che, con ogni probabilità, costerà più di un piumone nostro in piuma d’oca e rifinito a mano! In realtà credo che con tre coperte di peso variabile si abbia già una collezione molto ben fornita ed utile se si vive in un luogo dove le temperature in inverno scendono tranquillamente sotto lo zero. Prima di addentrarci nello specifico, è lecito chiedersi quando sia ora di coprire il nostro animale: il mio consiglio è di non farsi influenzare troppo da quando noi iniziamo a sentire i primi freddi: il cavallo pesa in media una decina di volte noi ed in natura vive all’aperto, evitiamo dunque di fargli fare la sauna per un nostro eccesso di premure, potrebbe infatti sudare ed il sudore che ristagna sotto la coperta non gli fa sicuramente bene. Provate a pensare se vi è capitato di trovarvi in un luogo molto caldo senza potervi svestire: non esistono molte situazioni così poco ‘confortevoli’! Ad esempio: siete al cinema e la temperatura è pari a quella dell’anticamera dell’inferno ma voi indossate due maglie poiché la temperatura esterna è di svariati gradi sotto lo zero. Levata la prima maglia non trovate grande sollievo ma non potete fare altro … iniziate a sudare, tutto vi infastidisce e non vedete l’ora di scappare: ecco come si sentirebbe il nostro amico. Mettetevi nei suoi panni!
Allora come regolarsi? Alcuni iniziano a coprire a fine ottobre, altri prima, alcuni dopo; io di norma tengo d’occhio il termometro e se la temperatura si aggira sui 5 o 6° allora inizio a mettere una coperta di cotone; quando la temperatura scende allora ne aggiungo una da 150 gr e, infine, se andiamo sotto lo zero cambio il tutto con una da 250gr. In tutto questo dobbiamo tenere in conto se decidiamo di tosare, tenere sotto controllo la crescita del pelo e vedere se la mattina il cavallo è sudato o meno. Nel caso in cui decidessimo di non tosare e il nostro amico vive all’aperto prepariamoci a veder crescere una folta pelliccia che lo riparerà dagli agenti atmosferici ma renderà molto più lungo il processo di asciugatura dopo il lavoro e la pulizia prima, ma possiamo stare certi che non temerà il freddo.
Dopo questa premessa, vediamo nello specifico che coperte esistono:
- coprireni: si usa prima e dopo il lavoro per proteggere il cavallo dal freddo una volta tolta la coperta. A differenza dei pile lasciano libera la zona della sella.
-pile: si usano per tenere caldo il cavallo mentre passeggiamo prima di iniziare il lavoro e quando si è terminato. La loro azione traspirante fa in modo che il sudore venga assorbito senza però che il pile rimanga bagnato nella parte sottostante a contatto con la pelle ma evapori verso l’esterno. Il loro prezzo può variare da una ventina di euro ad un centinaio. Esistono con o senza cinghie sottopancia, in tinta unita o fantasia e più o meno pesanti. La cosa importante è che il tessuto sia di buona qualità in quanto la sua azione è molto importante.
- coperta di spugna: ideale per asciugare il cavallo dopo una doccia ma poco indicato durante i periodi freddi nei quali il cavallo è sudato visto che la spugna non permette l’ evaporazione del sudore.
- coperta in tessuto sintetico: sono fatte in lycra con un sottotessuto garzato che dovrebbe permettere la traspirazione del sudore senza però che il cavallo si raffreddi a causa dell’evaporazione, diminuendo i tempi di asciugatura dopo il lavoro senza la necessità di dover passeggiare a lungo l’animale.
- coperta di cotone: ideale per il periodo meno freddo e nel cambio di stagione
- coperta impermeabile: sono coperte di nylon spalmato che le rende adatte ad essere usate anche in caso di maltempo. Alcune di esse anno poi un rivestimento interno in nylon o cotone. Si possono usare da sole o sopra alla coperta da scuderia se mettiamo fuori il cavallo.
- coperta di lana
- coperta 150 gr
- coperta 250 gr
-coperta 350 gr
- coperta 400 gr
- coperta 500 gr
- coperta con collo
- coperta su misura: se abbiamo un cavallo con problemi particolari, come ad esempio un garrese molto sensibile, una misura non standard o solo voglia di una coperta iper personalizzata, allora possiamo optare per farci fare una coperta su misura. Esistono alcune aziende che vi permettono di scegliere le rifiniture, il tessuto e l’abbinamento di colori e vengono. Una volta contattati, un addetto viene a prendere le misure in loco o potete seguire le istruzioni riportate sul catalogo. Una coperta di questo tipo però può costare sensibilmente di più di una standard.
- coperta a rete: sono l’ideale durante la stagione estiva per proteggere il cavallo dagli insetti, sono in genere fatte in poliestere o cotone, possono avere il cappuccio cucito o staccabile.
Com’è fatta una coperta? Generalmente sono dotate di due cinghie regolabili sul petto con un aggancio con fibbia, moschettone o velcro, due cinghie sottopancia da legare incrociate anch’esse di lunghezza regolabile, due cosciali con moschettone e un sottocoda. Nel caso in cui non fossero presenti le cinghie sottopancia si può comprare un’apposita cintura in selleria che ci permette di evitare che la coperta, durante la notte, scivoli ai lati con il rischio che si rompa o, peggio, il cavallo si ferisca inciampandovi. I piumini hanno poi al loro interno un’ imbottitura in ovatta che a seconda del peso le rende più o meno pesanti e calde, cotone nella parte sottostante a contatto con la pelle e, all’esterno, un tessuto traspirante ed antistrappo.
Se ben tenuta una coperta può avere una vita media di alcuni anni (dopo i quali però anche se all’esterno è ancora in buono stato si dovrebbe cambiare poiché l’imbottitura perde di consistenza e non tiene più il calore). A fine stagione vanno lavate e riposte, possibilmente in un sacco, in un luogo asciutto e non polveroso altrimenti c’è il rischio che vengano infestate da acari con conseguente insorgenza di reazione allergica quando vengono utilizzate nella stagione successiva.
Se poi le nostre coperte devono essere aggiustate o rattoppate, una volta lavate uniamo i lembi di tessuto da unire con del nastro adesivo ad un estremo e usiamo della colla resistente all’acqua e non abrasiva per chiudere il taglio, in questo modo potremmo recuperare una coperta anziché buttarla.
Come scegliere la misura giusta
Si dice che per sapere esattamente quale misura prendere si debba misurare la lunghezza che va dal garrese alla coda del cavallo aggiungendo una ventina di centimetri. Personalmente, non mi sono mai trovata con questo metodo -non so bene dove sbaglio ma non ne azzecco mai una- perciò tendo ad andare ad occhio (oltretutto ho tutti animali piuttosto corti ma larghi, ragion per cui la misurazione non risulta molto efficace). Se non sapete proprio come scegliere, fatevi prestare una coperta da un amico e provatela oppure andate nella selleria di fiducia che, se è veramente di fiducia, ve ne lascerà un paio da provare. In linea di massima io preferisco che la coperta sia un po’ più grande piuttosto che non troppo piccola; nella scelta tenete conto anche se la mettere da sola o sopra ad altre coperte. Un po’ di misure indicative: cavallo andaluso di 1,65 veste una 145, Haflinger di 1,48 una 125, pony poco più grande di uno shetland una 90. A volte si usano per i piccoli pony le coperte “foal” per puledrini ma occhio alla larghezza visto che in lunghezza potrebbe andare bene ma fare difetto nella pancia visto che i pony tendono ad essere piuttosto tondi!

venerdì 25 marzo 2011

Affiliazioni e patenti


Chiunque si rechi in un centro affiliato ad una delle svariate federazioni dovrà munirsi di patente. Essa garantisce una copertura assicurativa in caso di infortunio ed ha un costo variabile a seconda del grado e dell’ente rilasciante. Un po’ in tutti i casi si parte da una patente ludica, non agonistica per la quale è necessario il solo certificato medico di sana e robusta costituzione e si va salendo di livello parallelamente al salire dei prezzi e alla presentazione di un certificato di idoneità allo svolgimento dell’attività sportiva agonistica che si ottiene con una visita specialistica effettuabile all’asl o in un centro privato. Quindi a seconda del maneggio che scegliamo avremo una diversa affiliazione (la maggioranza comunque è fise); nel caso di una scuderia priva di affiliazione questa rilascerà un tesserino del costo di una decina di euro per la copertura assicurativa in caso di infortunio ma esso non ci permetterà di prendere parte a manifestazioni e concorsi. Se invece abbiamo i nostri cavalli a casa armiamoci di pazienza per avere uno straccio di rinnovo perché i centri ippici prima faranno storie poi inizieranno a dire che è possibile fare il rinnovo anche senza avere lì il cavallo…a patto di pagare però la quota associativa (di solito dai 50 euro in su per strutture che non useremo mai). Ma ecco in sintesi quali sono i prezzi dei vari tesseramenti (relativi all’anno 2010 e validi nell’anno in corso tratti dal sito fise): 
FISE (Federazione Italiana Sport Equestri):
A (ludica e non agonistica è necessario il solo certificato di sana e robusta corporazione rilasciato dal medico di famiglia e la vaccinazione antitetanica), costo 30 euro; permette di partecipare a gare di tipo BP60 e B80 a sei mesi dal conseguimento.
A/at (attacchi) costo 30,00 euro
A/R per riabilitazione equestre 30,00 euro
Per turismo equestre con validità temporanea euro 15,00
Equiturismo euro 15
B (per ottenerla è necessario superare una prova di dressage, salto con ostacoli inferiori ad un metro ed una teorica sulla cura e gestione del cavallo, presentare un certificato di idoneità alla pratica dell’attività sportiva agonistica che si può ottenere dopo una visita all’asl di appartenenza o di un centro privato), costo 95,00 euro. Permette di partecipare a gare B100, B110 e C115
B/DR (dressage) 90,00 euro
BA/QUAL 100,00 euro
G1 (1° Grado, viene rilasciata al raggiungimento di 700 punti in nazionali di tipo C ed A di tre giorni se maggiorenni, 1000 punti per i minorenni in aggiunta ad un esame orale), permette l’attività agonistica a livello nazionale ed internazionale in C115, C120, C125, C130, C135 per un costo di 160,00 euro
G1/DR 160,00 euro
G2 (2° Grado, viene rilasciata dopo un determinato numero di zero penalità in 130), il costo è di 200,00 euro
G2/DR
G2/CCE (completo)
G2/QC (2° grado completo qualificato)
Discipline non olimpiche:
B/V (volteggio) 80,00 euro
B/A (attacchi) 80,00 euro
B/HB (horse ball) 90,00 euro
B/P (polo) 90,00 euro
G1/A 110,00 euro
G2/A 160,00
Equitazione di campagna:
B/E (endurance) 80,00 euro
B/C (cross)
B/ML (monta da lavoro)
G1/E 110,00
B/AC (avviamento alla campagna)
I prezzi sono stati presi dal sito FISE e a questi devono essere aggiunti 10 euro di spese di segreteria. Dall'anno 2010 non esistono più le qualifiche (brevetto qualificato o primo grado qualificato)

LISE (Lega Italiana Sport Equestri)
Junior: euro 10,00
Senior: euro 20,00 (Junior e Senior valide per principianti)
3a categoria: euro 30,00
2a categoria: euro 40,00 (cavalieri di media esperienza)
1a categoria: euro 50,00 (cavalieri esperti)

ENGEA (Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali) 
1°, 2° e 3° grado 25,00 euro
Equiturismo 1°, 2° e 3° 15,00 euro

AIASE (Associazione Italiana Alta Scuola Equestre) 
A (allievo): 15,00 euro più 50,00 di affiliazione -> 65,00 euro
B (brevetto): 25,00 + 50,00 -> 75,00 euro
1° Grado: 40,00 + 50,00-> 90,00 euro
2° Grado: 55,00 + 50,00 -> 105,00 euro
3° Grado: 70,00 + 50,00 -> 120,00 euro

SEF - ITALIA
A: 5,00 euro
B: 15,00 euro
C: 30,00 euro
Le patenti sopra elencate hanno validità annuale

FITETREC-ANTE (Federazione Internazionale Turismo Equestre)
Tessera Federale Standard: costo 42,00 euro per adulti e 25,00 fino ai 14 anni. La patente A1 è compresa nella Standard; per ottenere il rilascio della patente A2e A3 è necessario presentare certificato di idoneità all’attività sportiva agonistica e superare un esame.
Tessera Temporanea: 12,50 euro per 60 giorni.
Tessera Week End: 7,00 per una settimana
Tessera Giornaliera: 1,00 e dura un giorno
Temporanea, Weekend e Giornaliera permettono di partecipare alle sole attività ludice mentre quella standard anche ad agonistiche a seconda del livello di esperienza del cavaliere.
Quelli riportati di seguito sono i siti di riferimento per avere tutte le informazioni aggiornate ed i regolamenti:

www.fise.it  www.legaitalianasportequestri.it www.sitogea.it www.aiase.it www.sef-italia.it www.fitetrec-ante.it

giovedì 24 marzo 2011

Il trasporto in euro

Se dobbiamo trasportare un cavallo ci si presentano tre alternative: affidarci ad una azienda di trasporti, affittare un mezzo oppure comprarne uno. Nel primo caso i prezzi variano a seconda della distanza da percorrere e del numero di cavalli da trasportare oltre che dall’ onestà del trasportatore. Indicativamente si parte dai 75 centesimi al chilometro per arrivare fino ai 2 euro; in linea di massima si parla comunque di un euro per chilometro. Per cui un viaggio di 300 km andata e ritorno farà sulle 300 euro da dividere se sono presenti più cavalli. Il totale è ancora soggetto a variazioni a seconda del luogo di partenza del viaggiatore e dell’impegno (ad esempio concorsi di più giornate). Si può approfittare poi di una sorta di viaggio “last minute”: alcuni trasportatori offrono viaggi ad un prezzo ridotto quando devono muoversi non a pieno carico. Grazie ad internet infatti si può essere costantemente aggiornati sui diversi spostamenti e sulle occasioni offerte; chiaramente è valido solo nel caso in cui non avessimo urgenza o necessità di spostarci in una data ben precisa; tale sistema si usa spesso per viaggi a lunga percorrenza o trasferte internazionali.
Affittare un van o un trailer ha prezzi basati sul chilometraggio oppure tariffe giornaliere. In ultimo, se decidiamo di comprare possiamo affidarci al mercato del nuovo o dell’usato con prezzi molto variabili a seconda della scelta (trailer o van), di quanti animali possono trasportare, delle condizioni se è di seconda mano e degli optional.

Il trasporto

Secondo quanto disposto per legge, durante ogni spostamento deve essere compilato il modello 4, che corrisponde alla dichiarazione di provenienza e destinazione degli animali, un foglio di colore rosa in quadruplice copia che può essere comprato in ogni cartoleria Buffetti (il costo di un blocchetto di 25 moduli dovrebbe aggirarsi attorno ai 9,5 euro). Il foglio deve essere quindi compilato inserendo i dati del proprietario del cavallo, il codice aziendale della scuderia di partenza e l’ubicazione di quest’ultima nella parte A, codice ed indirizzo della destinazione (parte C), le informazioni per il macello nel caso in cui questa fosse la meta (parte B), una parte D dedicata al trasportatore nel quale si deve inserire la targa del mezzo, la data, l’ora di partenza e di arrivo stimata, il numero di autorizzazione al trasporto di animali ed, infine, una parte E riservata alle attestazioni sanitarie. Le quattro copie devono essere così suddivise: una per la struttura di partenza e per l’asl di competenza, una per la struttura di arrivo e relativa asl. Il cavallo si deve necessariamente muovere insieme al suo passaporto; l’autorizzazione sanitaria al trasporto di animali è obbligatoria per tutti, sia privati che professionisti e, solo nel caso si svolga l’attività con scopo di lucro, bisogna seguire un corso all’asl competente per il rilascio dell’idoneità al trasporto. Questo corso non è necessario se ci limitiamo a trasportare il nostro cavallo ma potremmo incappare in multe nel caso in cui trasportassimo l’animale di un amico o famigliare in quanto non sarebbe a noi intestato.
I cavalli spesso sopportano mal volentieri il dover affrontare un viaggio, a volte anche di più ore, per una serie di ragioni; il van generalmente è un luogo stretto e senza vie di fuga, poco luminoso e con una pavimentazione sdrucciolevole e rumorosa. Tuttavia ci sono casi in cui è inevitabile affidarsi al trasporto, per esempio quando si acquista un cavallo, lo si deve trasportare in clinica o andare in gara. È necessario quindi fare in modo che durante il viaggio tutto si svolga al meglio perché un evento traumatico può compromettere del tutto il rapporto del nostro animale con il viaggiare. Innanzi tutto gli spostamenti si possono fare in trailer o van. Il primo è sicuramente più economico ma meno stabile poiché si tratta di un appendice alla macchina, le manovre sono meno agevoli, la capienza è limitata ad uno o due animali ed è necessario conseguire la patente BE per poter guidare (è permesso trainare un trailer con la sola patente B nel caso in cui il trailer vuoto non pesi più della nostra auto e che il peso di auto più trailer con a bordo il cavallo non superi le 35 tonnellate). Nel caso del van invece ne esistono di svariate dimensioni (anche ragguardevoli) ma in tali casi per guidarli è necessaria la patente C. Alcuni sono inoltre dotati di living con ogni comfort oltre ad un locale per riporre attrezzature e fieno; possono essere all’italiana (dove il cavallo viaggia parallelo al senso di marcia) o alla francese (perpendicolare alla direzione).
Sia che si decida di trasportare con un mezzo o con l’altro ci sono alcune buone regole da tenere presenti: innanzi tutto devono essere puliti e disinfettati dopo ogni trasporto per evitare il rischio di contrarre infezioni, le pareti vanno rivestite in gomma o materiale morbido così che il cavallo non si ferisca, allo stesso modo il pavimento deve avere un rivestimento che permetta all’animale di non scivolare, devono esserci paratie di separazione, una corretta illuminazione ed aerazione (il viaggio è sempre un momento stressante e la temperatura corporea tende a salire con conseguente sudorazione), una porta di accesso laterale per agevolare le operazioni di controllo, una rampa stabile e non scivolosa con paratie laterali e infine -soprattutto per viaggi lunghi- è utile posizionare una telecamera di sorveglianza; indispensabile è il controllo periodico di sospensioni e pressione delle gomme del mezzo.
Per quanto invece riguarda il cavallo le precauzioni da prendere sono: evitare di somministrare cibo nell’immediata vicinanza di un trasporto, durante viaggi lunghi permettergli di scendere per camminare, riposarsi, bere ed urinare, mettere paracolpi da viaggio e paracoda per limitare al minimo abrasioni e contusioni che potrebbero derivare dallo sfregamento contro le pareti dovuto alla ricerca di equilibrio. Se non possediamo i paracolpi possiamo usare dei sottofascia con sopra delle fasce da riposo in modo che gli arti siano riparati e per la coda usiamo un’altra fascia. Se la temperatura esterna è molto rigida è bene coprirlo per evitare un colpo d’aria ma è consigliabile evitare piumoni troppo pesanti dal momento che spesso molti sudano: un pile o una coperta di cotone saranno sufficienti. Alcuni cavalli che hanno problemi a viaggiare vengono sedati ma è una pratica che è bene riservare solo in casi estremi visto che in tal caso l’animale è meno stabile e può cadere. Ultimo fattore, ma non per importanza, è necessario che la guida sia priva di frenate o accelerate brusche, deve essere molto dolce, lenta e senza scossoni: il cavallo deve continuamente ripristinare il suo equilibrio e solo una guida di un certo tipo non renderà il viaggio traumatico. Non tutti i cavalli reagiscono allo stesso modo quando vengono caricati e quando viaggiano. L’operazione di carico necessita di calma e pazienza, in caso contrario non faremo che aumentare l’agitazione del nostro amico e forzarlo a salire non è una soluzione che produca grandi risultati. Buona regola è salire normalmente, senza pressioni e senza girarci a guardarlo o fermarci. Se ciò non fosse sufficiente allora muniamoci di un secchio di carote e posizioniamo una rete da fieno in fondo al van. Potrebbe essere anche utile attutire il rumore della rampa cospargendola con un po’ di paglia magari prelevata dal box del cavallo che così sentirà un odore conosciuto. Se ancora non è sufficiente, una seconda persona legherà una longia ad un estremo della rampa e passerà dietro al cavallo toccando leggermente il posteriore. Sentendo la leggera pressione il cavallo dovrebbe muoversi in avanti, sfruttiamo il momento e carichiamo. Poniamo attenzione in tutte le operazioni che facciamo, è bene non stare troppo vicini al posteriore né sostare in una zona dove potremmo facilmente ricevere un calcio o essere travolti dall’animale se decide di arretrare improvvisamente. Usiamo sempre dei guanti che aumentano la presa ed evitano abrasioni alle mani dovute alla longhina . Urlare, usare scope o pali di legno non serve a niente se non a irritare ed impaurire ulteriormente il cavallo; trovo inoltre pericoloso alzare le gambe del cavallo per spingerlo a salire; se non si riesce con tranquillità, meglio chiedere l’aiuto di qualcuno più esperto altrimenti si corre il rischio di fare del male a sé stessi ed all‘animale. Se abbiamo in previsione dei viaggi e siamo proprietari di un trailer possiamo cercare una sorta di ‘desensibilizzazione’ abituando gradualmente il nostro amico a salire e scendere e quindi affrontare brevi tragitti in modo che la cosa diventi quasi un’operazione di routine. È chiaramente necessario più tempo per mettere in pratica un lavoro del genere ma potrà portare risultati più consolidati: un cavallo abituato a viaggiare sarà meno stressato e non ne risentirà se successivamente deve affrontare una competizione ad esempio. Se dobbiamo caricare un puledrino invece facciamo salire prima la mamma e lui probabilmente sarà spinto a seguirla.


mercoledì 23 marzo 2011

L'equitazione: sport d'elite? 2a parte

Se invece ci possiamo sbizzarrire spendendo fior fiore di quattrini allora non c’è che l’imbarazzo della scelta in modo particolare per quanto riguarda l’abbigliamento di cavallo e cavaliere con prezzi che lievitano notevolmente a seconda delle marche come quelli di:
- stivali partendo da una base di €  250 ad un prezzo quadruplicato se fatti su misura o con materiali articolari
- pantaloni € 211,00 (Pi.)
- plastron € 25,00 (E.)
- cravatta raso € 29,50 (E.)
- guanti € 34,00 (R.)
- sella € 3173,00 (D. mod. P.)
- sottopancia € 504,00 (D.)
- staffe in alluminio € 98,00 (N.)
- staffili in nabuk con interno in nylon € 140,00 (Po.)
- pettorale € 175,00
- martingala € 110,00
- copertina sottosella € 87,00 (N.)
- agnellino € 125,00 (Pa.)
- 2 fasce da lavoro pile € 13,00 (Pe.)
- 2 fasce da riposo cotone € 14,00 (Pe.)
- 4 sottofasce € 33,00 (E.)
- paraglomi neoprene € 42,00 (P. C.)
- stinchiere € 110,00 (V.)
- paranocche € 102,00 (V.)
- giacca da concorso € 420,00 (A.)
- camicia da concorso € 119,00 (A.)
- cap € 900,00 (K. I.)
- frustino € 39,90
- testiera € 136,00 (Eque.)
- redini € 25,00
-cuffietta € 13,00 (T.)
- frontalino € 70,00
- filetto a D in acciaio e rame € 22,00
- coperta 250 gr impermeabile € 120,00 (Sh.)
- pile € 103,52 (D.)
- pettine € 4,30
- spazzola € 7,50
- nettapiedi € 5,00 (U. E.)
- stecca € 5,00 (O.)
- striglia € 7,50 (O.)
- brusca € 11,90 (O.)
- bruscone € 8,90 (O.)
- grasso € 22,00
- paracolpi da trasporto € 134,00 (E.)
- biscotti € 6,00 (800gr) (Off.)
- sapone cuoio € 12,50 (V.)
- crema cuoio (500ml) € 15,00 (Off.)
- districante € 21,00 (V.)
- lucidante con glitter € 20,00
- shampoo € 16,50 (500ml)
- elastici € 2,50
- antimosche (600ml) € 31,00 (Tr.) 
- fascione € 38,00
- capezza cuoio € 80,00
- longe € 14,00
- longhina € 5,00
- coprireni € 52,00
- tartaruga € 83,00
- cretata € 39,50 (Off.)
Per un totale di € 7774,02 (contando gli stivali da 250 € della T.)
(tutti i prezzi sono stati trovati su diversi siti internet e in linea di massima dovrebbero corrispondere alla realtà)
E con questo non mi resta che augurarvi “Buoni acquisti!”

L'equitazione: sport d'elite?

Innumerevoli volte ho sentito dire che l’equitazione è e sarà sempre uno sport per pochi privilegiati che possono godere di un portafoglio a fisarmonica e altrettante volte ho avuto modo di leggere, discutere o ascoltare qualcuno che asseriva l’esatto contrario. La verità, probabilmente, risiede nel mezzo che significa che non è strettamente necessario essere Paperon de Paperoni per poter acquistare e mantenere un cavallo, tuttavia, se non disponiamo di un discreto gruzzolo da parte potremmo trovarci in seri problemi, specialmente nel caso in cui decidessimo di sobbarcarci l’onere di acquistare un cavallo tutto nostro. Tralasciando il costo del cavallo in sé che può andare da qualche centinaia di euro (rari casi di cavallo magari destinato al macello, anziano o in una condizione di salute non ottimale) a svariate migliaia, dobbiamo mettere in conto le successive spese per la periodica ferratura (anche qui il costo varia notevolmente da una ferratura normale ad una di tipo correttivo o ad un pareggio) che indicativamente possono andare da un minimo di sessanta euro ad un centinaio ad intervalli pressappoco di una quarantina di giorni, il vermifugo (naturale o chimico che sia) di media ogni tre mesi con costi che vanno da una ventina a poco più di trenta euro per siringa, le vaccinazioni (annuali), visite veterinarie in caso di problemi ed i medicinali. Dopodichè se dobbiamo farci seguire da un istruttore aggiungeremo le spese delle lezioni (lezione singola di media costa venticinque euro un’ora mentre per stage o lezioni “a domicilio” la spesa può raddoppiare, triplicare o quadruplicare a seconda del grado di esperienza e notorietà dell’istruttore) e della pensione del cavallo se non si ha disponibilità di tenerlo a casa propria (anche qui i costi mensili possono variare considerevolmente a seconda della struttura ospitante, del personale e dei servizi offerti passando da una base di duecentocinquanta a ottocento euro). In caso in cui volessimo cimentarci in qualche gara, -se non fossimo già a corto di risorse finanziare- infine aggiungiamo: patente (costo variabile a seconda del grado conseguito), passaporto cavallo, iscrizione gare, box se sono competizioni di più giorni e trasporto nel caso in cui non avessimo a disposizione un van o trailer di proprietà. Detto ciò vediamo cosa ci serve per avere un minimo equipaggiamento di base molto economico per vestire noi ed il cavallo:
- guanti € 2,45
- sella € 169,90
- staffe € 16,90
- sottopancia € 19,90
- copertina € 11,90
- staffili € 12,90
- testiera € 19,90
- filetto ad oliva acciaio cavo € 14,90
- agnellino € 59,90
- pile € 19,90
- coperta cotone € 29,90
- coperta medio-leggera (sui 150gr) € 29,90
- stinchiere € 14,90
- paranodello € 11,50
- 2 fasce da riposo € 12,90
- 4 fasce da lavoro pile € 7,90
- bauletto € 12,90
- striglia € 2,00
- bruscone € 4,50
- brusca € 3,50
- spazzola € 6,50
- spugna € 3,50
- grasso (500 ml) € 7,90
- pennello € 1,50
- nettapiedi € 1,50
- capezza € 4,50
- longhina € 4,50
- longe € 5,50
- spray antimosche € 11,50
- piccola cassetta del pronto soccorso (garza idrofila sterile 25 strati 10x10 € 10, cotone € 1,55 per 50gr, cerotti 40 pezzi assortiti € 2,20 , forbici € 9,90, 2 sottofasce piccoli € 4,50, 2 sottofasce grandi € 7,50, argilla € 16,90 , disinfettante € 12,90 , ghiaccio istantaneo € 4,00 ,benda elastica € 4,00)
- pantaloni € 29,90
- stivali gomma € 30,00
- laccetti speroni € 1,50
- speroni € 6,50
- frustino € 2,95
- cap € 14,90
- tartaruga (se minorenni) € 44,90
- giacca da gara € 39,90
- coprireni € 19,90
- cravatta € 9,90
Per un totale di € 799,15. Bisogna porre però molta attenzione nella scelta della sella perché non tutte sono idonee alla schiena del cavallo ed al lavoro da svolgere, senza contare che ad una spesa inferiore può corrispondere un’usura superiore che ci porterebbe a cambiare l’equipaggiamento più di sovente di quanto non faremmo invece con un prodotto magari più qualitativo. Chiaramente esiste poi anche un vasto mercato dell’usato soprattutto per quanto riguarda le selle con prezzi che variano sensibilmente a seconda dello stato di conservazione e dell’anno di produzione dell’oggetto.
A tutti gli articoli elencati sopra si possono aggiungere innumerevoli extra (sempre al prezzo più basso):
- cuffietta € 6,90
- cuffia antimosche € 8,90
- paracolpi da viaggio € 39,90
- paraglomi € 9,90
- biscotti ( 1 kg ) € 3,90
- sale (2 kg) € 3,90
- shampoo € 4,50
- districante (500ml) € 5,50
- elastici € 1,50
- panno in cotone € 2,90
- spazzola dura per piedi € 2,15
- martingala € 9,90
- fascione € 24,90
- capezzone € 29,90
- protezione spalla cavallo € 14,90
- ciappa € 4,90
- redine di ritorno € 9,90
- gogue € 24,90
- chambon € 44,90
- frusta lunga € 7,90
- pietra antimacchie € 3,90
- secchio € 7,50
- sapone cuoio € 5,50
- olio cuoio € 5,50
- ghette € 15,90
- stivaletto € 14,00
- pastone (1,5 kg) € 4,90
- coprireni € 49,90
- canottiera bianca gara € 14,90
- polo gara € 16, 90 (donna) - 24,90 (uomo)
- camicia gara € 29,90
- coperta a nido d’ape € 10,90
- coperta impermeabile € 34,90

Il peso del cavallo

Un cavallo perché sia in buona salute necessariamente deve anche avere il giusto peso. Un cavallo troppo magro nel quale sono evidenti le ossa pelviche e le costole al di sotto della pelle sarà apatico, avrà un pelo opaco, sarà insellato per la mancanza di massa muscolare, avrà problemi a mantenere la temperatura corporea in inverno, sarà maggiormente soggetto a contrarre malattie. Allo stesso modo un animale sovrappeso potrà sviluppare problemi articolari, laminite, colica e allergie alimentari.
Le cause di entrambi possono essere dovute ad una alimentazione scorretta, troppo povera , da una mancata assimilazione del cibo causata da problemi digestivi, masticazione scorretta, ulcere gastriche o problemi epatici quando abbiamo di fronte un cavallo sottopeso e, viceversa, troppo ricca o poco bilanciata nel secondo caso.
Esistono diversi metodi per misurare approssimativamente il peso del cavallo, uno di questi consiste nel misurare per mezzo di un metro da sarta abbastanza lungo la circonferenza a livello del sottopancia; quindi misurare la lunghezza dalla spalla (vicino al petto) al posteriore. Una volta assicurati che questa misurazione sia giusta (meglio ripetere un paio di volte l’operazione) moltiplicare il risultato della circonferenza per sé stessa quindi moltiplicare il risultato per la lunghezza e dividere per 11880. Il risultato finale dovrebbe corrispondere al peso del cavallo con una tolleranza del 2/5% a seconda anche della precisione delle misurazioni effettuate.
Esempi:
Cavallo andaluso -> circonferenza (in centimetri) x circonferenza x lunghezza (in centimetri) / 11880 = 192²x150/11880= 465 kg
Cavallo Haflinger-> 183²x140/11880= 395 kg
Piccolo pony -> 125²x100/11880= 131,5 kg
Pony-> 146²x110/11880= 197 kg
Puledro di 50 giorni-> 105²x85/11880= 78 kg

Ricompense

Una volta terminato il lavoro possiamo dare al nostro cavallo delle golose ricompense sotto forma di pezzi di carota, zollette di zucchero (c’è chi usa quello di canna, quello dietetico, chi spezza il cubetto a metà perché se no è troppo zuccheroso -allora cosa diamo lo zuccherino?- e chi il classico), chi biscotti per cavalli, biscotti per umani, cilindretti di vari gusti o quadretti: ce n’è per tutti i gusti, tutte le forme e tasche. I più economici credo siano i classici zuccherini rettangolari che si trovano al supermercato con facilità in una bella scatola di cartone piena zeppa di fantastici premi per il nostro amico. È bene non esagerare ma due o tre non gli arrecheranno sicuramente danni. Ci sono poi quelli appositi alla carota, mela, frutti rossi, yogurt, anice, camomilla, finocchio e chissà quant’altro. I loro prezzi variano sensibilmente da una casa produttrice all’altra: prendiamo ad esempio una scatola da 800 gr per 6,00 euro, calcoliamo di darne 3 al giorno, ad occhio e croce se siamo fortunati ci durerà un paio di settimane che significa 12 euro al mese per cavallo, ossia 144,00 euro l’anno. Non sarà magari questa una spesa che incida eccessivamente sul vostro bilancio famigliare ma se iniziate ad avere due o più cavalli può anche diventare oneroso viziarli a suon di dolcetti di questo tipo.
diverse tipologie di ricompense
 

Integrazioni

Come accennato nel capitolo precedente riguardante la pietanza da somministrare al cavallo, esistono casi in cui risulta necessario integrare la propria razione con prodotti specifici (ad esempio nel caso in cui decidessimo di comporla noi stessi andando direttamente in un consorzio agrario a rifornirci dei cereali oppure di un cavallo con determinati problemi di digestione, idratazione, puledro da svezzare, fattrice in lattazione, etc). In commercio si trova una quantità infinita di prodotti, più o meno naturali, per soddisfare il fabbisogno di chiunque. L'integrazione più classica (e forse più economica) che si fa è aggiungere alcune scaglie di aglio disidratato che dovrebbe aiutare a combattere la verminosi e a tenere lontani gli insetti durante l'estate dal momento che viene espulso con la sudorazione. Quantità eccessive risultano però dannose in quanto tossiche. Se poi non è presente il sale vale lo stesso discorso dell'aglio: se si aggiunge una quantità eccessiva di sale da cucina questa risulta altamente tossica. Si può ricorrere anche all'aggiunta di un rullo di sale da posizionare nel box o nella mangiatoia che il cavallo leccherà nei periodi più caldi -in cui c'è una maggior perdita di sali dovuta alla sudorazione- o nei momenti di noia. L'olio: aggiunge grassi alla dieta; i cavalli gradiscono molto l’olio di mais che ha molte più calorie degli altri; se somministrato in eccesso non ha alcun effetto a parte quello di far ingrassare l’animale e rendere il cibo meno buono. Quello di soia e di girasole è meno appetibile e anche meno indicato. Quello di semi di lino viene usato specialmente per rendere più lucido il mantello e per la pelle. Lievito di birra per cavalli con problemi intestinali come diarrea o feci molli. Yogurt magro per ripristinare la flora intestinale. E poi entriamo nello specifico dei vari integratori da comprare: a base di biotina per pelle e zoccoli, con creatina per l’allenamento, elettroliti in caso di disidratazione, contenenti varie piante officinali per ripristinare le funzioni epatiche, integratori di ferro, carnitina per i muscoli, altri per le articolazioni, per eliminare l’acido lattico dopo uno sforzo, tranquillizzare un cavallo nevrile o proteggere lo stomaco. Si trovano in forma liquida, in pellet, polvere o pasta e di solito tendono ad essere piuttosto appetibili. Quelli in pasta vanno somministrati direttamente in bocca al cavallo con una siringa graduata (come succede con il vermifugo per intenderci); è necessario fare molta attenzione a seguire le indicazioni riportate in merito alle dosi poiché un sovradosaggio può portare squilibri nella dieta e, comunque, ciò che è di troppo non verrà assimilato ma semplicemente espulso. Secondo il mio parere, un’alimentazione sana e bilanciata, la vita all’aperto e un programma di lavoro equilibrato sono più che sufficienti per far fronte ai fabbisogni del nostro cavallo senza intervenire aggiungendo quantità di prodotti per cui serve un portafoglio a fisarmonica; se invece sussiste un problema, meglio andare alla radice della questione senza cercare troppi palliativi costosi e poco risolutivi. Ad esempio la mia cavalla aveva sempre un problema di feci poco formate in alternanza a normali. Provato con lievito di birra, con integratore con fermenti lattici vivi (decisamente più dispendioso), cercando di non farle mangiare il truciolo e niente. Alla fine si è scoperto l’arcano: era gravida ed una volta nato il puledrino questi episodi non si sono più verificati. A volte ci sono spiegazioni molto semplici (come nel mio caso) a problemi che apparentemente possono sembrare gravi mentre altre volte è inutile cercare di risolvere un grosso problema affidandosi a prodotti miracolosi. Per citare un altro caso: un cavallo con problemi respiratori dovrà essere tenuto in un box con la lettiera meno polverosa possibile o, meglio ancora, al paddock ed il fieno dovrà essere esente da polveri; se abbiamo un cavallo molto vivace controlliamo l’alimentazione in maniera che sia bilanciata e facciamolo lavorare adeguatamente e così via.


Integratore in polvere

Altro tipo di integrazione che possiamo apportare sta nell’aggiunta di frutta e verdura alla dieta. Di norma piacciono tutti i generi di frutta dal momento che è molto zuccherina, bisogna però fare attenzione a non esagerare con quelli che sono alimenti altamente fermentescibili (come mele e uva) che possono provocare coliche o diarrea. Detto ciò, pere, fragole, ananas, anguria, melone, albicocca, arance e mandarini possono essere una divertente ed inusuale ricompensa sicuramente gradita. Ai miei cavalli somministro 3 razioni giornaliere di mangime dove le più sostanziose sono quelle di mattina e sera mentre a mezzogiorno ne hanno una quantità molto inferiore alla quale aggiungo di base delle carote e poi, variando, qualche foglia di insalata, qualche pezzo di finocchio, una mela, una pera, qualche spicchio di arancia o mandarino, un pezzo di anguria in estate. Esiste poi in commercio la barbabietola disidratata, la quale però deve essere prima messa a bagno nell’acqua in modo che vengano reintegrati i liquidi persi durante la liofilizzazione, oppure si può dare la barbabietola fresca se conosciamo magari qualcuno che la coltiva e ce ne può fornire qualcuna. Assolutamente vietati invece sono tutti i legumi (fagioli, fave e compagnia), le melanzane e le patate a meno che non siano bollite e sbucciate altrimenti sono altamente tossiche.
Tutta la frutta e verdura è bene sia lavata e sia assente ogni residuo di terra. Va quindi tagliata non troppo piccola (altrimenti verrebbe inghiottita senza essere masticata) né troppo grande (potrebbe creare un’ occlusione esofagea) e nemmeno a strisce (anche così può creare un’occlusione). Non diamo quindi una grossa carota intera ma spezziamola in 3 o 4 pezzi (niente rondelline o dadini o cose di questo genere). Ricordiamoci inoltre che un’eccessiva quantità di vegetali può causare problemi di diarrea dal momento che la frutta è ricca di acqua, meglio quindi non eccedere.
Rullo di sale

martedì 22 marzo 2011

Le granaglie


Mangime pellettato e mix di orzoe mais fioccato
Una volta scelto qual è il fieno che più fa al caso nostro è ora di preoccuparci della pietanza. Questa è composta da un mix di granaglie, in genere orzo, mais e avena che vengono miscelate a seconda delle necessità e del lavoro svolto dall'animale. Per preparare la pietanza possiamo direttamente comprare i componenti che vogliamo inserire al suo interno in un consorzio agrario oppure affidarci alle aziende produttrici di mangimi. L'avena è una risorsa naturale di energia con un basso contenuto di amido. Viene somministrata schiacciata in quanto, altrimenti, risulta essere difficilmente digeribile. Esistono mangimi in commercio dove l'avena non è presente, data appunto la sua qualità di rendere i cavalli piuttosto nevrili, ideali per cavalli che non hanno bisogno di energie "extra" come ad esempio cavalli da scuola o già di loro piuttosto vivaci. L'orzo ed il mais vengono invece fioccati per rendere l'amido maggiormente digeribile; il mais tende ad essere piuttosto calorico, meglio perciò non esagerare se non vogliamo che il nostro cavallo acquisti ulteriore peso. La crusca, infine, viene usata in special modo nei pastoni perchè ha la proprietà di ottimizzare il transito intestinale grazie alla quantità di fibre in essa presenti. E' però consigliabile un suo utilizzo saltuario ed ha un alto livello di fosforo in contrapposizione alla bassa quantità di minerali e vitamine.
Se vogliamo comprare un mangime già confezionato possiamo trovarci davanti ad una scelta considerevole sia in quanto a case di produzione che, all'interno anche di una sola, di tipologie. Esistono mangimi per puledrini ancora da svezzare, svezzati, fattrici in lattazione, fattrici gravide, animali anziani, giovani, in attività leggera, da competizione, con cereali fioccati, pellettati, con o senza integrazione. Teniamo presente che se decidiamo di comprare direttamente alla fonte i cereali dovremmo però pensare ad una corretta integrazione vitaminica e minerale da aggiungere al tutto.
Il cartellino presente nei sacchi preconfezionati di mangime (di norma sui 20-25kg) dovrebbe riportare indicativamente quanto segue:
Ad esempio:
Composizione: Cruschello di frumento, farina di erba medica, farina di estrazione di semi di girasole, melasso di canna, mais fioccato, orzo fioccato, carbonato di calcio, orzo, cloruro di sodio, carrube, lievito di birra, fosfato bicalcico. L'apporto vitaminico è garantito dall'integrazione in pellet
Componenti analitici (espressi in percentuale):
Proteina grezza: __ %
Oli e grassi grezzi: ___%
Cellulosa grezza: ___%
Ceneri grezze: ____%
Sodio: ___%
Indicato per cavalli in lavoro leggero/puledri/fattrici/ etc
Aspetto del prodotto: mangime pellettato/ mangime pellettato con orzo e mais fioccato/mangime fioccato/etc
Analisi chimiche:
Vit A __UI
Vit D3 __UI
Vit B1 __ mg
Vit E __mg
Vit B2 __mg
Vit B6__mg
Vit B12 __mg
Vit H __mg
Etc
Zinco __mg
Rame __mg
Colina __mg
Cobalto __mg
Iodio __mg
Ferro __mg
Etc
Istruzioni per l'uso: di norma vengono inserite le quantità per quintale di peso e se il prodotto va somministrato asciutto o bagnato. Per quanto concerne il mangime totalmente pellettato sarebbe bene venisse bagnato dieci minuti prima della somministrazione per renderlo più morbido.

lunedì 21 marzo 2011

L'alimentazione

Il cavallo è un erbivoro che, allo stato brado, si ciba principalmente di erba che bruca instancabilmente per i due terzi della sua giornata. Occasionalmente, in special modo se il terreno dove pascola risulta essere piuttosto povero e brullo, possono mangiare anche le foglie di alcune piante. Normalmente oggi la sua dieta viene però integrata, per diverse ragioni che possono andare dalla mancanza di pascoli sufficientemente spaziosi da fornire il fabbisogno energetico necessario, cavalli scuderizzati che non hanno accesso a paddock, cavalli con fabbisogni particolari come quelli usati nelle competizioni. In linea generale un animale dovrebbe mangiare approssimativamente il 2% del suo peso (perciò un cavallo di 500 kg giornalmente avrà bisogno di 10 kg di cibo) suddiviso a sua volta in un 70% di foraggio e un 30% di mangime. È necessario precisare che i dati che riporto sono puramente di riferimento in quanto generici; a seconda della tipologia del fieno e del mangime che scegliamo di usare nonché delle necessità specifiche del cavallo si dovrà optare per una razione più o meno grande o un bilanciamento diverso delle dosi. Detto questo, alla base fondamentalmente c’è il fieno del quale in commercio troviamo una scelta molto ampia, diversamente da quanto accadeva anche solo una cinquantina di anni fa. Il più tradizionale è quello in ballette (in genere di una ventina di chili) o in balloni, notevolmente più pesanti e di difficile stoccaggio a meno che non disponiamo di un magazzino o fienile coperto e adeguatamente aerato. I balloni tornano utili se in scuderia sono presenti molti animali ma, in caso contrario, non conviene molto perché, a lungo andare, può sviluppare muffe al suo interno che danno origine a fenomeni di intolleranza ed allergie. Inoltre il ballone può contenere più facilmente oggetti estranei. Il fieno di questo tipo una volta tagliato viene lasciato in loco ad essiccare tre o quattro giorni nei quali è di fondamentale importanza che non venga bagnato, in tal caso inizierebbe il processo di fermentazione che lo renderebbe inutilizzabile. Secondo tipo di fieno è quello insilato; in tal caso però la fermentazione di grosse balle può portare nel peggiore dei casi al botulismo ed è per questo che non è consigliabile il suo utilizzo. Una via di mezzo tra quello classico e quello insilato si trova ne vari “haylage” in commercio; il fieno tagliato viene imballato in assenza di aria prima che si sia del tutto compiuto il processo di essicazione per fare in modo che non si sviluppino muffe. La sua praticità sta nel fatto che si trova in confezioni che si aggirano attorno ai 25 chili che lo rendono di facile utilizzo anche per chi magari deve spostarsi per andare in concorso ma, di contro, ha un valore nutritivo maggiore rispetto al fieno classico quindi deve essere somministrato in quantità inferiore ed essendo più appetibile i cavalli tendono a mangiarlo più velocemente. Il fieno poi si può trovare in fibra lunga o fibra corta. La fibra lunga permette un miglior transito intestinale, per questa ragione quello a fibra corta ( intorno ai 5 centimetri) spesso si trova integrato con della melassa. Altra differenza è quella tra un fieno di primo taglio e quello di un secondo o terzo: mano a mano il fieno perde le sue qualità rendendo un terzo taglio molto meno nutriente di un primo. Infine ci sono anche prodotti studiati specificatamente per cavalli affetti da problemi respiratori i quali dovrebbero essere esenti da muffe e contenere, oltre alla classica erba medica, loietto e festuca, anche erbe officinali per garantire la mancata insorgenza di problemi in questi animali. Sempre per quanto riguarda i problemi respiratori esistono anche in commercio sacchi di fieno pellettato, fieno wafer o in cubetti ma senza andare tanto lontano e spendere grandi cifre il rimedio più classico per le affezioni respiratorie sta nel bagnare il fieno qualche ora prima di somministrarlo in modo che si elimini la polvere.
In conclusione: come scegliere? Al momento di prendere la nostra decisione teniamo presente innanzi tutto quanti animali abbiamo, dove possiamo immagazzinare il tutto (alcuni agricoltori permettono di comprare una scorta di fieno che tengono loro mentre noi andiamo a recuperarne un poco alla volta ma non è la regola) e, non ultimo, la nostra disponibilità economica in quanto i prezzi possono sensibilmente variare a seconda del prodotto scelto.


Nelle immagini sopra diversi tipi di fieno a confronto: magengo, wafer e classico a fibra lunga

sabato 19 marzo 2011

Conclusione

In conclusione, quali possono essere le cause di una colica? Non sempre c'è una risposta precisa che le può identificare. Il dolore addominale più o meno acuto può aversi a causa di un singolo fattore scatenante oppure dalla concomitanza di più elementi che vanno ad agire insieme. Gli sbalzi di temperatura improvvisi, spesso dovuti al cambiamento di stagione -per cui noi poco possiamo se non cercare di coprire/scoprire il cavallo a seconda dei casi- possono esserne una causa così come un colpo d'aria, l'ingestione di una quantità eccessiva di cibo dovuta a nostro errore o perchè il cavallo riesce a scappare dal box trovando un bel sacco pieno di mangime nel quale infila il naso, frutta e verdura in grande quantità o l'ingestione di un corpo estraneo sono solo alcune delle ragioni. Detto questo è anche vero che io personalmente ho visto persone rimpinzare letteralmente il loro animale con un secchio intero di mele, cavalla alimentata solo con scarti di frutta e verdura mezza marcia (magra come un appendiabiti ma mai soggetta a coliche), cavalli abbandonati in box 2,5x2,5 per giorni senza possibilità di muoversi, cavalli ritirati in box dopo il lavoro per mesi interi sudati fradici o fatti lavorare in maniera molto discontinua e tutti questi non sono mai stati soggetti ad episodi di colica. Allo stesso modo quello che apparentemente si manifesta come un attacco acuto può risolversi in maniera spontanea -ad esempio nel caso in cui un proprietario decida di non intervenire chirurgicamente per una qualsivoglia ragione- mentre ci sono casi in cui quello che semba un episodio leggero, nell'arco di un tempo molto, breve si trasforma completamente. Esistono poi cavalli soggetti ad attacchi medio-leggeri ricorrenti che, se inizialmente si possono curare con un minimo intervento sarebbe bene però venissero sottoposti a diagnosi più accurate dal momento che il susseguirsi degli attacchi a distanza di un tempo più o meno breve e più o meno regolare incide comunque sulla salute dell'animale e sulle sue prestazioni nel lavoro a causa dell'indebolimento e dell'affaticamento dovute alla perdita di peso, stato di letargia e depressione.; da tenere presente che possono essere questi causati da tumori o cisti. In ogni caso è comunque opportuno non permettere all'animale di mangiare ma lasciare a disposizione dell'acqua in modo che possa reintegrare i liquidi persi (facendo però attenzione che non si ferisca se lasciamo un secchio o una beverina scoperta), segnare l'ora in cui vengono somministrati medicinali e comunicare il tutto al proprio veterinario.
Dopo il verificarsi di una colica, anche se risolta con successo, è bene tenere sotto controllo il soggetto per almeno un paio di giorni, in special modo nel caso siano stati somministrati farmaci che hanno come controindicazione la possibilità di causare la laminite.
Perchè quindi il cavallo tra gli animali risulta essere quello che maggiormente viene colpito dalle coliche? La risposta è molto semplice poichè dipende tutto dalla conformazione del suo apparato digerente. Questo infatti è studiato per un animale che, in natura, passa la maggior parte della sua giornata a brucare per cui uno stomaco molto piccolo si contrappone ad un intestino lungo svariati metri ritorto su sè stesso per poter occupare la cavità addominale. La continua masticazione produce inoltre una quantità di saliva maggiore che aiuta ad ammorbidire il cibo ed è prodotta in quantità doppia quando viene masticato del foraggio rispetto alle granaglie. La condizione in cui oggigiorno vive il cavallo, scuderizzato nella maggior parte dei casi e con poca -o nulla- possibilità di vivere all'aperto ha introdotto inoltre nella sua dieta mangimi che hanno una consistenza maggiore rispetto a erba o fieno e che vengono ingeriti più velocemente. Si tenga presente infatti che per mangiare un chilo di fieno il cavallo impiega mezz'ora circa mentre per la stessa quantità di granaglie passano approssimativamente dieci minuti. Tutto ciò in concomitanza con gli intervalli di alcune ore che intercorrono tra un pasto e l'altro fanno sì che lo stomaco rimanga vuoto e che gli acidi quindi vadano ad intaccarne le pareti, causando ulcere o gastriti. 
Viene infine da chiedersi se esistano razze più o meno soggette ma non c'è una linea guida in realtà. Diciamo che genericamente un cavallo anziano potrebbe essere più soggetto rispetto ad uno giovane a causa di possibili problemi di masticazione e, quindi, di digestione, ma è un dato puramente soggettivo. Una volta messe in atto le necessarie precauzioni, la fortuna gioca il suo ruolo.

venerdì 18 marzo 2011

Diagnosi e cure

Una volta osservati uno o più sintomi descritti precedentemente che ci fanno pensare che il cavallo sia in colica (termine che di per sé indica molto generalmente un dolore più o meno acuto della cavità addominale) innanzi tutto è utile e consigliabile mantenere la calma. Non sempre le coliche si risolvono negativamente ma va tenuta presente anche questa eventualità senza però perdere in lucidità. Distinguere tra un lieve attacco di colica ed uno più serio non sempre è facile e solo una persona molto esperta o un veterinario di fiducia lo può fare mediante esami specifici. Infatti quando si nota un miglioramento delle condizioni dell’animale piuttosto improvviso ciò può essere ricondotto alla rottura dello stomaco o di parte dell’intestino che provoca una diminuzione della pressione al loro interno dando perciò un temporaneo sollievo all’animale. Non è necessario dire che in tal caso non ci sarebbero opportunità di guarigione e presto il cavallo svilupperebbe un’infezione dovuta al materiale che fuoriesce dagli organi in questione andando ad intaccare il resto dell’addome. Detto ciò ci sono alcune cose che noi possiamo fare mentre aspettiamo l’arrivo del veterinario, che saprà gestire al meglio la situazione con esami più specifici, saranno il controllo delle mucose, il tempo di riempimento capillare, sentire la frequenza cardiaca e controllare quella respiratoria, misurare la temperatura ed evitare che il cavallo si sdrai e farlo camminare. A volte passeggiare per una ventina di minuti, nei casi meno gravi, serve a sbloccare la situazione ma se così non fosse, reputo inutile far camminare per delle ore l’animale. Se dopo mezz’ora non succede nulla allora è meglio riportarlo nel box. In tutto questo è opportuno evitare che venga esposto a correnti d’aria pericolose soprattutto nel caso di una copiosa sudorazione e può essere utile coprirlo con un pile o una coperta leggera. Spesso si dice di non permettere al cavallo di rotolarsi nel box perché in tal caso potrebbe insorgere una torsione dello stomaco tuttavia molte volte è la stessa torsione già in atto che spinge il cavallo a trovare sollievo nel rotolarsi. Altro accorgimento che possiamo tenere a mente è eliminare o coprire mangiatoie, secchi o beverine in modo che il cavallo non si faccia del male battendovi contro. Da qui in poi il nostro lavoro finisce e ci sono cose che solo il veterinario potrà fare: al suo arrivo infatti procederà prelevando il sangue e analizzandolo, facendo una intubazione naso-gastrica o rettale e auscultando i movimenti della cavità addominale. L’intubazione naso-gastrica è una procedura utile per capire se lo stomaco è pieno o vuoto e se al suo interno c’è del fluido che lo comprime; non avendo la capacità di rigurgitare ciò che si trova al suo interno è importante sapere in che condizioni versa e liberarlo da eventuale accumulo che potrebbe portare alla rottura dello stomaco. Se però tale pratica non viene praticata da una persona esperta può verificarsi la rottura dell’esofago o l’inserimento di sostanze improprie nei polmoni che causerebbero la morte dell’animale. Può accadere che l’animale espella una più o meno grande dose di refluo dal naso per liberarsi dalla pressione nello stomaco ma non risulta essere sufficiente a migliorare la situazione senza che venga effettuata una intubazione.
Altro esame che può essere svolto dal veterinario è l’esplorazione rettale ma anche questa presenta alcuni rischi e in realtà viene esaminata solo una piccola parte dell’intestino, corrispondente al tratto finale. E’ necessario prendere precauzioni sia per la propria salvaguardia sia per quella del cavallo poiché può causare una distensione delle pareti intestinali. Esistono poi molte altri esami che possono essere messi in atto in una clinica specializzata come radiografia, endoscopia, laparoscopia, ultrasuoni, fino ad arrivare alla chirurgia vera e propria con un intervento che permetterà al chirurgo di verificare cosa realmente sta accadendo. Ognuna di queste tecniche può essere valida in taluni casi ma non in molti altri, tutto dipende dal quadro clinico del cavallo nonché dalla disponibilità economica del suo padrone in quanto alcuni esami risultano essere piuttosto costosi senza garanzia che siano risolutivi.
Detto ciò, e presi in considerazione quelli che possono essere i casi più gravi, è anche vero che la maggior parte delle coliche si risolvono con un minimo intervento, anche nel caso in cui sia stato necessario richiedere l’aiuto di un veterinario che somministri antidolorifici, faccia un controllo generale cercando di capire quali che possono essere le cause dell’attacco (non sempre però identificabili) e somministri fluidi con una flebo per reidratare l’animale nel caso in cui ne abbia persi molti attraverso la sudorazione.

giovedì 17 marzo 2011

sintomatologia della colica

Come distinguere un cavallo in colica? Alcuni sono i tratti distintivi che possono permetterci di individuare una colica in atto ma è necessario anche tenere presente che ogni cavallo reagisce in maniera diversa, chi più stoicamente e chi meno. In linea generale si può riscontrare:
- depressione e abbattimento
- mancanza di volontà nel volersi muovere
- continuo alzarsi e sdraiarsi
- inabilità a finire la razione di fieno
- tempo eccessivo rispetto al consueto nel finire la razione di pietanza
- raspare con un anteriore
- feci secche o non prodotte
- continuo voltarsi a guardare il fianco
- rotolarsi più volte senza scrollarsi una volta in piedi
- giocare con l'acqua della beverina
- forte sudorazione
- calciare la pancia come per scacciare degli insetti
- cercare di urinare più volte senza però riuscirvi
- muoversi continuamente nel box
- sostare vicino ad una parete del box senza muoversi
- passare il peso da un anteriore all'altro

Questi sono in linea generale i segni che possono indicare una colica in atto. Come si può ben vedere ce ne sono anche di molto diversi tra loro, addirittura in opposizione, ma ciò dipende dalla gravità del dolore, da quanto tempo è in atto e, non ultimo, dalla resistenza del cavallo stesso.