sabato 14 maggio 2011

Le terapie alternative: l'omeopatia

Purtroppo quelle che vengono definite come terapie alternative in realtà spesso si rivelano per essere delle prese in giro classiche. L'omeopatia ne è il primo caso. Venne sviluppata sul finire del XVIII secolo in Germania da Samuel Hahnemann e da allora ha visto una lenta ascesa fino ai giorni nostri in cui pare godere di un certo favore non solo nel rispetto della cura degli esseri umani ma anche degli animali. La caratteristica principale è quella di basarsi sui presunti effetti benefici di erbe e prodotti di origine naturale che vengono somministrati in una varietà di forme come per esempio essicati, diluiti o sotto forma di estratti amalgamati tra loro. Ogni diagnosi deve essere specifica ed indicata per il singolo paziente ed ha come fine il bilanciamento della forza vitale del paziente. La mancanza di studi scientifici accertanti la sua reale efficacia la rende un terreno molto difficile da esplorare soggetto a controversie ed esplicitamente molto soggettivo e riconducibile ad un possibile effetto placebo. Non nego di averla provata e nemmeno che in alcuni casi possa avere una certa efficacia ma trovo inconcepibile che, al giorno d'oggi, ci sia gente disposta a truffare il prossimo con serenità, in special modo se vede che l'interlocutore si trova in difficoltà, proponendo distillati di erbe miracolose provenienti da qualche posto sperduto del mondo a prezzi astronomici. In tutto c'è un fondo di verità a mio parere, dunque anche nelle terapie basate sulle piante, delle quali alcune virtù sono conosciute da secoli, c'è una base realistica. E' vero che gli antichi nostri avi si curavano in questo ma, al contempo, è anche vero che all'epoca la mortalità aveva un tasso notevolmente superiore ad ora, influenzato sicuramente da scarse condizioni igieniche, lavori pesanti e pericolosi ma anche da una medicina arcaica, poco efficace e spesso sconfinante nella suggestione, nella magia e nella credenza popolare. Banalmente se ho un raffreddore e mi curo con un medicinale comune mi passerà in x giorni, se uso il rimedio omeopatico in x più n giorni e, se non mi curo mi passerà comunque. La differenza, oltre che nel numero di giorni impiegati per la guarigione, sta nella spesa: nel caso di mancanza di cure sarà nulla, con la classica pastiglia limitata mentre con il boccettino di estratto di pianta (ai più sconosciuta) probabilmente sarà superiore. Perchè dunque un rimedio naturale deve costare necessariamente di più di uno classico? Non dovrebbe anzi essere il contrario? Altro trucco dei sedicenti "curatori" è quello di testare il cavallo. Non sono un veterinario e parlo solo per le mie personali esperienze vissute (non nascondo che forse solo il fatto che sia stata un'esperienza di tipo negativo mi porta ad avere pregiudizi sulla categoria) ma penso che se lo fossi mi sentirei defraudato a sapere che esiste gente che opera comportamenti simili. Il cavallo ha parametri vitali ben precisi, è possibile effettuare esami del sangue specifici ad un costo tutto sommato contenuto per evidenziare problemi o malattie, esistono le radiografie, le ecografie e quanto altro la medicina ci abbia per fortuna (e con grande studio) fornito. Ora, alla luce di ciò, non mi pare logico che una persona senza alcun titolo di studio ma vantando solo una sua presupposta esperienza possa sostenere che semplecemente appoggiando una mano sulla spalla del cavallo riesca a determinare quali che possano essere le sue problematiche a livello anche di organi interni e fornisca come soluzione boccetti di "miracolite" capendo se possano fare al caso dell'animale o meno solo a seconda del calore o dell'energia o del costo della sostanza in questione. Dove sono finite la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, gli atti respiratori, il colore delle mucose, lo riempimento capillare, l'idratazione della pelle e molto altro ancora? Nel caso in cui il nostro cavallo non risponda ad un boccetto via con un altro fino a trovare la soluzione a tutti i mali con buona pace del padrone che apre il portafoglio per pagare profumatamente ciò che secondo il fantomatico guaritore/guaritrice il nostro cavallo ha "scelto" (e ve lo dice una che ha sborsato più di 400 euro per una fantastica Maga Magò). Altro fatto piuttosto eloquente è che tali individui vedano con assoluto disprezzo la medicina veterinaria e non voglia in nessun modo collaborare con un loro rappresentante. Mia personale opinione è che se l'omeopatia possa fare qualcosa questo può accadere solo se è in correlazione con la veterinaria, lavorando insieme per il benessere del cavallo, magari aiutandolo in situazioni difficili in cui è necessario per esempio somministrare molti medicinali anche con possibili effetti collaterali, alleviando il carico di quelli tradizionali con qualche integrazione con prodotto naturale. Teniamo sempre presente che anche l'omeopatia può essere nociva se usata in maniera impropria o in quantità eccessive (alcuni prodotti sono infatti tossici se si eccede). Ecco dunque una ragione in più per affidarsi ad una persona veramente competente ed onesta.

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